domenica 29 aprile 2018

Anche la Sicilia ha la sua Via Francigena

    Sebbene non paragonabile per ampiezza al noto cammino per Santiago di Compostela - gli ottocento chilometri che, attraverso la Francia e la Spagna, sono percorsi dai pellegrini per venerare la tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore – oggi anche la Sicilia ha la sua via Francigena: centosessanta chilometri di strade e “trazzere” che congiungono Palermo ad Agrigento.
      Il percorso è divisibile in otto tappe da 20 -25 chilometri ciascuna e si snoda lungo vie cariche di storia e itinerari paesaggistici suggestivi. Tanti i punti di interesse e i siti archeologici disseminati tra colline, alture e distese dell’entroterra. Il cammino è aperto a tutti: turisti in cerca di suggestioni ed emozioni diverse, sportivi, etnologi, naturalisti, ecologisti, appassionati di chiese romaniche e chiunque voglia viaggiare a piedi. Tre le province attraversate: Agrigento, Caltanissetta e Palermo, con cittadine attrezzate per un percorso strutturato di accoglienza e di servizi dedicati a chi sceglie di incamminarsi lungo la Magna Via Francigena siciliana: nel palermitano si attraversano i comuni di Prizzi, Santa Cristina Gela e Castronovo di Sicilia; nell’agrigentino i comuni di Cammarata, Comitini, Grotte, Joppolo Giancaxio, San Giovanni Gemini, Racalmuto; infine Campofranco, Sutera, Milena, i paesi percorsi nella zona nissena.
   La rete della “Magna Via Francigena” permette di scegliere tra l’accoglienza pellegrina, organizzata da parrocchie o associazioni sensibili ai temi del cammino, che mettono a disposizione i propri spazi con una semplice offerta libera; oppure di pernottare nelle case dei “paesi albergo”, dove i privati aprono le porte delle proprie abitazioni con un prezzo contenuto; si può infine usufruire degli ostelli della gioventù o dei classici bed and breakfast, se non addirittura di agriturismi e hotel. L’iniziativa punta alla valorizzazione della cultura degli itinerari di pellegrinaggio e cammino con il ripristino degli antichi percorsi di origine normanna, denominati francigeni.
    In origine infatti, intorno all’anno Mille, la “Magna Via Francigena” permetteva il collegamento dei porti principali con i centri di maggior grandezza: Palermo era riferimento per la Spagna catalana e aragonese e per l’Italia continentale; Mazara del Vallo e Agrigento per l’Africa Settentrionale, Messina per l’Oriente e la Terra Santa. In un diploma normanno dell’XI secolo, troviamo un’indicazione in greco, fatta tradurre in latino dall’Imperatrice Costanza d’Altavilla, madre del futuro Imperatore Federico II di Svevia, che indica una “Magna via francigena castronobi”, passante appunto per Castronovo, comune oggi capofila del progetto.
    L’iniziativa ha il supporto della diocesi di Agrigento, dell'associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia e gode del sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo della Regione Sicilia.  - Solo il procedere a passo lento permette di scoprire la vera bellezza -  ha commentato il Cardinale Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento - Il pellegrino infatti possiede uno sguardo diverso, 'in più', che tanti turisti non hanno: possiede lo sguardo verso il cielo.

Maria D’Asaro
(pubblicato su: Il Punto Quotidiano)



mercoledì 25 aprile 2018

Niente



Cosa
può importare
al vasto universo
del nostro dolore bambino?
Niente ...











domenica 22 aprile 2018

Panormus: così la scuola adotta la città

Palermo – Al via anche quest’anno a Palermo il progetto “Panormus, la scuola adotta la città”, l’iniziativa che vede gli studenti di ogni ordine e grado, nelle vesti di guide turistiche, presenziare nei mesi di aprile e maggio i siti artistici più significativi della città e fare da ciceroni a cittadini e turisti. La manifestazione, giunta quest’anno alla XXIV edizione, prese il via in città nel 1994 anche come risposta corale e culturale alle stragi mafiose del 1992, evidenziando la volontà della scuola e della società civile di riappropriarsi del territorio cittadino, troppo spesso nelle mani di Cosa nostra. 
Secondo il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando – che nella cerimonia di apertura della manifestazione ha simbolicamente consegnato le chiavi della città agli studenti – proprio Scuola e  Società Civile sono state le due  'S' che hanno contribuito a cambiare in meglio Palermo, innescando significativi processi di cambiamento e restituendo speranza ai cittadini onesti.
Il tema dell’edizione di quest’anno è "Palermo, una città senza confini": si auspica infatti che a Palermo, quest’anno capitale italiana della cultura, la cultura possa essere uno strumento di fusione e contaminazione positiva fra i popoli. Ed è il Genio di Palermo, figura mitica e protettore laico della città, il simbolo di questa XXIV edizione di "Panormus”: nell’immagine  - scelta nell'ambito di un concorso di idee, lanciato nelle scuole superiori ad indirizzo artistico - il Genio si trasforma in un bimbo di nazionalità africana con una corona di cartone sul capo e vuole essere il simbolo della città dell'accoglienza.
          “La scuola adotta un monumento”, longeva e lungimirante iniziativa di promozione artistica, culturale e sociale, è nata a Napoli nel dicembre 1992 su iniziativa della Fondazione Napoli Novantanove, d’intesa con il Provveditorato agli Studi e le Soprintendenze.
       Il progetto trae origine dal riconoscimento della centralità della scuola nella formazione della cultura e dei comportamenti dei cittadini ed individua negli studenti i soggetti privilegiati per l'affermazione di una nuova consapevolezza del bene culturale. Infatti adottare un monumento non significa solo conoscerlo, ma averne cura, tutelarne la conservazione, diffonderne la conoscenza, promuoverne la valorizzazione. Il lavoro dell’adozione ha permesso ai giovani di "riconquistare" innanzitutto alla conoscenza ma talvolta anche all’uso, spazi importanti della città. E ha permesso loro di sperimentare una Scuola che li aiuta a diventare cittadini consapevoli e competenti, capaci di utilizzare in modo efficace il loro bagaglio formativo interdisciplinare.
Maria D’Asaro
(giornale on line: Il Punto Quotidiano)

     Nell’ambito di questa magnifica iniziativa – nata a Palermo nel 1994 grazie alla felice intuizione della compianta Alessandra Siragusa, allora assessore comunale alla Scuola - la scuola media “G.A.Cesareo” di Palermo ha adottato il monumento “Oratorio delle Dame al Giardinello”, edificato alla fine del XVI secolo e situato nel cuore di Palermo, nel quartiere dell’Albergheria, sede della “Nobile Congregazione segreta delle Dame dell’attesa del parto”.
La Congregazione – nata nel 1595 con lo scopo di assistere le partorienti povere del quartiere – era composta da nobildonne che si riunivano in preghiera tutti i venerdì e realizzavano anche corredini destinati ai neonati delle puerpere da loro assistite. La Congregazione esiste ancora oggi e continua a impegnarsi nell’aiuto delle mamme con disagio economico e nella promozione sociale.
Si accede all’Oratorio attraverso un portone in legno incorniciato da un elegante portale barocco in pietra di Billiemi, sormontato da un medaglione in marmo bianco in cui è inciso il monogramma mariano. All’interno, un “giardinello” conduce alla sontuosa cappella oratorio, splendido esempio del barocco siciliano, decorata con affreschi di Antonino Grano e finte architetture “trompe l’oeil”. Degni di nota gli arredi lignei ad intarsio, con applicazioni in legno intagliato e dorato, ed oggetti preziosi in epoche diverse. 






mercoledì 18 aprile 2018

Palermo, capitale italiana dell’immondizia


        La raccolta dei rifiuti è un problema di tutte le metropoli. Le città virtuose aumentano la raccolta differenziata, altre ricorrono agli inceneritori, mentre purtroppo le eco-mafie occultano spesso rifiuti tossici in siti illegali. Quando, a causa di alcuni guasti agli impianti della discarica di Bellolampo, nell’ultimo mese Palermo è stata di nuovo invasa da cumuli di immondizia, il Presidente della regione e il Sindaco della città si sono esibiti in un reciproco balletto di accuse e di mancata collaborazione. Intanto langue in città la raccolta differenziata: solo il 7% nel 2015,  circa il 14% nel 2017: dato ben lontano da quel 60% che la comunità europea chiedeva di raggiungere entro il 2016, con l’obiettivo di non conferire in discarica più del 10% dei rifiuti prodotti. Di una cosa, ahimè, cittadini e turisti possono essere certi: Palermo per il 2018 si conferma capitale italiana non solo della cultura, ma anche dell’immondizia.
Maria D’Asaro

lunedì 16 aprile 2018

Il magico potere del riordino: disfarsi del superfluo per vivere meglio


Troppa roba vi seppellirà – ammoniva qualche anno fa il settimanale satirico ‘Cuore’. Marie Kondo, l’autrice giapponese del libro Il magico potere del riordino (Vallardi Editore, Milano, 2014, € 13,90) ci suggerisce un metodo infallibile per sbarazzarci di tutta la roba superflua che generalmente teniamo in casa e vivere circondati solo dall’essenziale. Il saggio, che comincia in sordina, con qualche ripetizione e talune ovvietà che potrebbero disturbare un lettore esigente, via via ci sorprende e convince: l’autrice infatti ci prende garbatamente per mano e ci fa comprendere che il riordino della nostra casa ha un riverbero positivo sulla nostra vita, che, grazie ad esso, scopre un senso e una direzione: “Facendo ordine in casa in modo radicale, cambiano drasticamente anche la propria forma mentis, il proprio modo di vivere e la propria esistenza. (…) Riordinando, si mette in ordine il passato; di conseguenza, si prende coscienza di ciò che conta davvero (… ) e  di ciò che bisogna invece lasciarsi alle spalle.” Man mano che procediamo nella lettura del prezioso libretto, scopriamo infatti che riordinare non è il fine, ma solo il mezzo per realizzare lo stile di vita che si desidera davvero. Non è esagerato dunque affermare che il testo ha un’implicita valenza filosofico-esistenziale: infatti, se mettiamo in pratica i suoi suggerimenti, il libro ci induce a meditare su noi stessi e su quello che, per ciascuno, conta veramente. Non solo: ci riappacifica col tempo che scorre, col divenire e, in accordo con l’approccio buddista, ci invita a “mollare la presa”, ad accettare gli inevitabili cambiamenti e a lasciare andare ciò che non è più: “Quando trovate degli oggetti che non vi piacciono più ma non riuscite ad eliminarli, esaminateli uno ad uno e pensate al vero ruolo che svolgono nella vostra vita. Così facendo vi accorgerete (…) di quante cose abbiano fatto il loro corso. Riconoscendo il loro contributo e lasciandole andare con gratitudine, sarete in grado finalmente di mettere in ordine le vostre cose e la vostra vita.
Ma quali sono le procedure necessarie per un magico riordino? Innanzitutto riordinare per categorie secondo un ordine consigliato, iniziando da una categoria a basso livello di difficoltà: prima i vestiti, poi libri, carte, oggetti misti, ricordi; tenendo conto che “Per ottimizzare i risultati, non bisogna sbagliare l’ordine delle azioni. Le operazioni fondamentali sono due: buttare via quello che non serve e trovare un posto per le cose che rimangono, ma l’azione del buttare ha la precedenza”. Inoltre: “Il segreto per riordinare realmente è farlo tutto in una volta sola, il più velocemente possibile e in modo definitivo.” Come decidere cosa tenere e cosa gettare? Certo, oltre alla rarità, ci sono almeno tre elementi che contribuiscono al valore di un oggetto: la funzione che svolge, le informazioni che contiene e i sentimenti che evoca; ma, secondo Marie Kondo, per fare una cernita della maggior parte degli oggetti, la questione cruciale è chiedersi: “Ci fanno ancora scintillare gli occhi quando li guardiamo? (…) Indossare abiti che non vi dicono niente vi rende felici? Essere circondati da pile di libri che non avete mai letto e verso cui non nutrite nessun interesse vi rende felice?”Nel momento in cui dovete decidete se conservare una cosa o buttarla, tiratela fuori da dove la tenete e svegliatela …”.
In accordo con la cultura giapponese, l’autrice ci ricorda poi che gli oggetti e la nostra stessa casa hanno un’anima; è opportuno quindi “dialogare” con loro: “Uno dei compiti a casa che assegno ai miei clienti è quello di ‘apprezzare le proprie cose’. Per esempio, quando rientrano in casa e appendono i loro abiti li incoraggio a dire: “Grazie per avermi tenuto al caldo tutto il giorno”. E ancora: “Buttare via tante cose non è uno spreco. Potete dire in tutta onestà che vi state prendendo cura di quei vestiti nascosti nel fondo dei cassetti di cui avete dimenticato l’esistenza? Se gli oggetti avessero dei sentimenti, quei vestiti non sarebbero certo felici. Senza perdere altro tempo, liberateli da quella prigione (…) in cui li avete esiliati.”
Infine - Marie Kondo ne è certa - “Uno degli effetti del “magico potere del riordino” è la fiducia nelle proprie capacità di scegliere.” L’autrice ci esorta dunque a metterci all’opera con coraggio perché: “Se desiderate ardentemente cambiare la sua situazione attuale, resettare la vostra esistenza, migliorare il vostro stile di vita, trovare la felicità, brillare (…) tutto ciò che dovete fare è sbarazzarvi di ciò che non vi tocca le corde dell’anima. Non c’è nessun modo più semplice per soddisfare il vostro cuore.”
                                                                     Maria D’Asaro
pubblicata sul giornale on-line: Il Punto Quotidiano


sabato 14 aprile 2018

Guernica



Gocce
Di tristezza
Sullo strazio insensato
Dell’infinita follia umana.
Guerra.                               

mercoledì 11 aprile 2018

Alternanza scuola-lavoro: cui prodest?

Ecco una sintesi delle acute osservazioni del prof. Paolo Mottana.  (Ringrazio Slec per aver riportato l’articolo qui nel suo blog).

        La proposta dell’alternanza scuola-lavoro, paradossalmente ma non troppo, è un’eredità del modello marxista dell’educazione, dal momento che, come noto, il nesso tra istruzione e lavoro (il lavoro in fabbrica) è stato a lungo considerato (…) un modo per spezzare la divisione tra lavoro intellettuale e manuale e raggiungere la figura dell’”uomo onnilaterale” che tanto spazio ha  avuto nelle idee marxiste sull’educazione.
         Quindi, da un certo punto di vista, si tratterebbe di una pratica dal volto umano, ben diversa da come appare oggi nelle critiche, peraltro sacrosante, che studenti e osservatori più attenti, fanno alle forme di alternanza scuola-lavoro sempre più diffuse nelle nostre scuole.
        Ovviamente il quadro è mutato, e fin troppo facile osservarlo, qui non si tratta più di saldare una rottura che era anche una rottura di classe all’epoca, non si tratta più di compensare con l’esperienza della fabbrica e della vita operaia un’esperienza di conoscenza aristocratica e individualistica. La figura dell’intellettuale operaio o del prete operaio che tanta fortuna ha avuto nella storia della cultura marxista, sembra ormai il ricordo di un remoto passato.
       Oggi non esiste quel luogo di educazione politica e di esperienza collettiva che è stata in certe stagioni la fabbrica. Oggi esiste, come tutti sappiamo, un mercato del lavoro polverizzato in una infinità di contesti del tutto eterogenei e nei quali certo c’è poco da imparare se non l’arte della sopravvivenza a suon di controllo, ricatti e continue valutazioni individuali. Chiaro che questa pratica, in questa forma, non ha alcun senso formativo, se non nel senso di un addestramento al peggio. Chiaro che il suo scopo, del tutto esplicito tra l’altro, è quello di far assaggiare la durezza del mondo del lavoro ai più giovani, inoculandogli l’ansia e la disperazione che aleggia in questi luoghi perché introiettino l’idea che per lavorare si deve essere disposti a tutto, che non c’è comprensione né solidarietà, che nel precariato vince chi è più forte e chi arriva prima, che insomma quello che finora hanno provato a scuola è solo una lunga massacrante esercitazione in luogo protetto ma che il bello deve ancora venire. 
           L’alternanza scuola-lavoro (…) è solo un anello di una catena ideologica che vede indebolirsi sempre di più il ruolo della cultura, amplificarsi a dismisura quello della preparazione tecnica o comunque professionale, accumularsi sui giovani la minaccia costante che, in assenza di un adattamento senza se e senza ma alla macchina dello sfruttamento, dell’adeguamento a richieste di cui non è affatto necessario chiedersi il significato, dello spappolamento delle forme di solidarietà sociale e delle prospettive di bene comune, si finirà molto male, come del resto ormai capita a chiunque tenti di sottrarsi a questi veri e propri dispositivi di controllo, di giudizio e di sanzione continua.
         Chi non si adatta è perduto, questo accade nelle scuole e in particolare nelle università, dove l’intimazione alla professionalizzazione, alle logiche quantitative e ai criteri scriteriati della produttività a puri fini finanziari (racimolare finanziamenti a qualunque costo, specialmente culturale) è ormai l’unica logica accettata.
Sempre di più e sempre prima si tratta di capire che il tempo delle idee, della discussione libera, delle sperimentazioni, dello studio, della cultura, della critica sociale è finito. E i ragazzi ormai lo imparano fin dall’allattamento (…) con il messaggio che il lavoro quale che sia è l’isola del tesoro e che per esso si deve essere disposti a vendere l’anima, la salute e anche la dignità. (…)

lunedì 9 aprile 2018

Fiori



Fresche
Affascinanti fragranze
Festa di colori
Sfumature vibranti di luce
Fiori.















Grazie, Paola, per la tua cura.

sabato 7 aprile 2018

Ciao, zia Iole






Tu:
Allegria leggera,
Arte di vivere
Con un perenne sorriso.
Iole. 





(Zia Iole è morta un anno fa: ne ho tracciato un profilo qui)                                                   

mercoledì 4 aprile 2018

We had a dream

       Me lo ricordo bene, quel quattro aprile 1968 … a darmi la notizia dell’assassinio di Martin Luther King fu mio padre, che aveva sentito la notizia alla radio. A pensarci bene, forse papà mi comunicò dell'assassinio il cinque aprile, mentre stavo andando a scuola. Frequentavo la quarta elementare: da papà sapevo che Martin Luther King lottava contro la discriminazione razziale negli Stati Uniti d’America.




Negli anni 60 tutti sognavamo un mondo migliore: c’era stato John Kennedy e il sogno di una nuova frontiera, Krusciov, il Concilio Vaticano II …
Ma la Storia procede con sogni e con incubi. A tutti la responsabilità di continuare a sognare a occhi aperti e di costruire una società migliore, dove giustizia e uguaglianza non siano utopie irrealizzabili.






lunedì 2 aprile 2018

Il magico potere del riordino

         A breve la recensione completa del manualetto prezioso della giapponese Marie Kondo Il magico potere del riordino, Vallardi Editore, Milano, 2014, € 13,90). Intanto, un assaggio dalla parte finale del libro (pp. 225-241):

Selezionare le proprie cose e buttare via ciò che non serve è un lungo susseguirsi di decisioni prese sulla base dei propri valori. Abituarsi a buttare affina le proprie capacità decisionali. (…)
E allora, come si sentono le cose che non ci ispirano più nessuna emozione? Io credo semplicemente che vogliano andarsene. Restando inutilizzate in un cassetto, sanno perfettamente che non vi procurano più nessuna gioia.

Ogni cosa che possedete vuole esservi utile. Anche se la butterete via o la brucerete, si lascerà alle spalle un’aura di “chi ha voluto rendersi utile”. Non più prigioniera della sua forma reale, si muoverà nell’universo sotto forma di energia, facendo sapere alle altre che voi siete speciali, e tornerà da voi nelle sembianze di un oggetto che sarà più utile alla persona che siete adesso, e vi offrirà una felicità maggiore (…) Tutto quello che lascerete andare tornerà nelle stesse quantità, ma solo quando sentirà il desiderio di tornare da voi. Per questo motivo, quando buttate una cosa (…) salutate quelle cose con gioia.
(…)
Scegliete le cose che vi rendono felici e fate tesoro di ciò che è davvero prezioso nella vostra esistenza.
(…)
Riordinare non è obbligatorio. Non morirete se la vostra casa è in disordine. Ma forse voi desiderate ardentemente cambiare la sua situazione attuale, resettare la vostra esistenza, migliorare il vostro stile di vita, trovare la felicità, brillare. (…) 
Tutto ciò che dovete fare è sbarazzarvi di ciò che non vi tocca le corde dell’anima. Non c’è nessun modo più semplice per soddisfare il vostro cuore.