venerdì 31 marzo 2017

Ticket sharing?

           Viaggiare sui mezzi pubblici a Palermo è diverso che a Milano. Intanto per la tipologia dell’utenza. A Milano tram o metro sono utilizzati da un campione eterogeneo di milanesi; mentre a Palermo i mezzi pubblici – autobus in particolare - sono frequentati soprattutto da anziani, studenti, poveri e immigrati. Ecco, un sabato mattina di febbraio, la composizione umana del 243: anziani con le buste della spesa fatta a Ballarò e alcuni immigrati; poi in, via Oreto, salgono una decina di ragazzotte urlanti, nessuna delle quali fa il biglietto, mentre una di loro, a ogni fermata grida sguaiatamente: “Sta salendo il controllore!”. A una signora che sta scendendo con in mano il biglietto, una vecchietta chiede: “Mu dassi a mia ‘stu biglietto, si nun ci servi cchiu’ …”. La signora fa cenno di no e scende senza passarlo. Se foste stati la signora, avreste condiviso questa forma impropria di ticket sharing ?
                                                                            Maria D’Asaro, “100NOVE” n.13 del 30.3.2017

martedì 28 marzo 2017

Luce dei miei occhi

Van Gogh: paesaggio con covoni di grano e luna che sorge (1889)
      Questa è una delle pagine più ironiche del Vangelo di Giovanni, di quell’ironia saggia che vuole metterci in ridicolo in alcuni percorsi che noi neghiamo a noi stessi anche di fronte all’evidenza. 
     Qual è l’ironia? L’ironia è che il cieco, da un certo momento in poi, comincia a vederci: prima a vedere gli altri – e l’evangelista usa un verbo “plepein”, vedere fisicamente. - 
Poi, alla fine, l’evangelista userà un altro verbo, il verbo “orao”. Dice Gesù “Lo hai visto, finalmente i tuoi occhi sono spalancati, stanno vedendo la luce. Cioè, stanno avendo una visione dinanzi che può illuminare non solo il cammino della strada, ma anche il tuo cammino interiore, per tutta la vita”.
Quindi da un lato questo cieco che vede e riconosce, dall’altro lato tutti quelli che vedono, ma è come se non vedessero. E negano al cieco l’evidenza: e-videnza, quello che lui ormai vede e dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti. Invece è come se ci si nascondesse di fronte all’evidenza.
     Ma cosa ci interessa in questo Vangelo? Ci interessa l’affermazione di Gesù che Lui vorrebbe essere luce del nostro cammino. Ma quest’affermazione rischia di essere astratta. In che modo? Invece la vita di Gesù è luce in maniera semplice: ci vuole indicare da dove veniamo e dove stiamo andando. Vuole dare orientamento al nostro percorso quotidiano.
     E qual è l’orientamento? Incontrare gli altri e condividere con loro un po’ di luce. Non possiamo avere la pretesa di vedere tutto, la realtà è talmente grande, immensa, spesso anche misteriosa … possiamo solo cogliere frammenti di luce. Possibilmente, ci dice Gesù, sul volto delle persone.
Brilliamo, gli uni degli altri; scambiamoci luce, anche per brevi percorsi di strada, senza la pretesa di vedere all’infinito chissà che cosa …
     E Gesù, se noi lo rileggiamo da questo punto di vista, ha donato luce, luminosità alle persone che ha incontrato, gli ha riconsegnato un percorso di vita. E quindi il primo incontro con la luce lo facciamo tra di noi, scambiandocela tra i nostri volti: luce, splendore …
       E poi, dove stiamo andando? Possiamo pensare tutto quello che vogliamo: che la vita finisce con la morte, in una tomba; che la vita è un ciclo che si ripete; che non sappiamo dove si va. Perché oggi assistiamo a uno sbandamento di punti di riferimento, in tutti i sensi. Cosa ci dice Gesù? Che la nostra vita ha un traguardo: è un venire alla luce, è un nascere al Padre, che ci pensa dall’eternità, ci chiama alla luce, dai nostri genitori, e alla luce, attraverso il Battesimo che ci fa riconoscere non Dio, ma il Padre materno   (...).
       Questo celebriamo nella nostra condizione battesimale. Non con atteggiamenti di superbia: no, ma nella prospettiva più bella che ci viene aperta dalla Parola del Signore: venire alla luce del volto materno del Padre. Nella luce del suo Spirito che ci avvolge col suo calore e con la sua luminosità.

(il testo, pronunciato il 26.3.2017 nella chiesa di san Francesco Saverio a Palermo, non è stato rivisto dall’autore, don Cosimo Scordato: eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)

domenica 26 marzo 2017

Il settimo si riposò

Duomo di Monreale (Pa): Il settimo giorno Dio si riposa
(Vedi link: Duomo Monreale)
         Fino a qualche anno fa, oltre alla chiusura domenicale, i negozi godevano di mezza giornata di riposo settimanale: fruttivendoli e salumieri chiudevano i battenti il mercoledì pomeriggio, altri il lunedì mattina o il sabato pomeriggio. Con l’avvento dei centri commerciali, aperti anche la domenica, purtroppo gli esercenti dei negozi a conduzione familiare si sono dovuti piegare a una sempiterna apertura; con la differenza che, mentre nei grandi empori gli impiegati lavorano a turno, nel negozietto sotto casa l’esercente può riposare magari solo la domenica pomeriggio. La crisi economica attuale sta comportando una disumana involuzione della condizione dei lavoratori. 
        Forse solo le azioni dirompenti e condivise dei consumatori possono cambiare qualcosa. Allora: chi può fare la spesa nei giorni feriali, eviti di farla la domenica. Perché è giusto che tutti lavorino per vivere, ma non che vivano per lavorare. 
              La domenica, liberi tutti: per pregare, dormire, riposare o andare al mare.


                                                                            Maria D’Asaro, 100NOVE” n.12 del 23.3.2017

venerdì 24 marzo 2017

La Storia siamo noi: grazie a due nonni speciali


      La Storia non è il noioso libro di storia: non è una data da imparare a memoria o un fatterello da ripetere senza capire cause ed effetti.  La Storia è passione, vicende di vita, impegno, sconfitte, lotta, gioie e dolori. La Storia siamo noi, insomma.  Ecco, dal blog "Clikkiamo la scuola" della scuola media "G.A Cesareo" di Palermo, il resoconto di due intense, emozionanti e feconde ore di Storia in III N, tenute da nonno Cosimo e nonna Grazia.


mercoledì 22 marzo 2017

Tenerezza ... alla "Feltrinelli" di Palermo

Dal blog di Augusto Cavadi:


             Giovedì 23 marzo 2017, alle ore 18, alla Feltrinelli di via Cavour, a Palermo, Maria D’Asaro e Pippo La Face discuteranno con l’autore il piccolo libro di Augusto Cavadi Tenerezza. Hanna Wolff e la rivoluzione (incompresa) di Gesù (Diogene Multimedia, Bologna 2016, euro 5,00). 
              Interventi musicali al pianoforte a cura di Giorgio Gagliano.

(Ho già recensito qui il saggio).

Ecco qualche foto dopo l'avvenuta presentazione (grazie ad Adriana Saieva e Massimo Messina):



martedì 21 marzo 2017

Memoria


Piersanti Mattarella




Amara
Arida Straziata
La nostra terra
Senza il vostro sorriso.
Memoria.     
















                                                                                Pio La Torre e Rosario Di Salvo


                                                                                Boris Giuliano con la famiglia


                                                                                             Peppino Impastato


Placido Rizzotto

Ninni Cassarà

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino





domenica 19 marzo 2017

L’autorevolezza perduta

Gavino Ledda
            Dal modo in cui a Palermo alcuni genitori si rapportano con i figli, pare che, dopo il ’68, il ruolo paterno (e materno) non sia transitato dalle secche dell’autoritarismo alle nuove frontiere dell’autorevolezza. Sebbene il Padre padrone del libro omonimo di Gavino Ledda sia un esiziale ‘orrore’ educativo, oggi purtroppo ci sono carenze formative opposte: figli capricciosi e sfrenati che tiranneggiano i genitori, bimbetti di cinque, sei anni che non hanno alcun senso del limite e spesso tengono sotto scacco genitori, nonni e zii. Bimbi che sono le prime vittime di una ‘deficienza genitoriale’ che confonde l’affetto con una pigra e colpevole acquiescenza e con la mancanza di regole e confini. In compenso, molti genitori, urlando per strada, impartiscono ordini ai  loro ‘familiari’ a quattro zampe: “Ermes vieni qui”,  “Laila non inseguire il signore!” Per quello che si nota fuori, non riescono però a farsi ubbidire neppure dai cani  … 
                                                                             Maria D’Asaro, “100NOVE” n.11 del 16.3.2017

venerdì 17 marzo 2017

Cura

J.Sorolla: Saliendo del baño (1915)     





Cura,
Nutri, ripara,
Con pazienza costante,
Affetti, corpi, cose, giardini.
Donna.

giovedì 16 marzo 2017

Se la spiritualità è "democratica" ...

(ecco i passaggi dell’intervista di Fabio Bonafè al prof. Augusto Cavadi, apparsa il 15.3.2017 su “Alto Adige” e riportata  nel suo blog qui:)

Cosa fa pensare che oggi esista un significativo bisogno di spiritualità?

Se per spiritualità intendiamo, come si fa solitamente, un’attitudine religiosa – addirittura in senso confessionale - penso che il bisogno di spiritualità sia in sensibile decremento. Qualora, invece, restituiamo alla parola “spiritualità” il suo significato originario, a mio avviso più autentico, di vita interiore intensa che si manifesta in gesti limpidi ed efficaci, allora possiamo riconoscere che c’è una grande sete di spiritualità. Mi spingerei ad asserire che proprio la crisi delle confessioni religiose apre spazi nuovi alla coltivazione delle spiritualità naturali, laiche.

Come si collegano spiritualità e filosofia?

In Occidente il cristianesimo ha gradatamente, ma inesorabilmente, monopolizzato nell’opinione pubblica la nozione di “spiritualità”. Ma di questo processo sono stati responsabili, primi fra tutti, i filosofi i quali – dimenticando, come hanno insegnato Hadot e Foucault, che la filosofia greca è stata per secoli una pratica spirituale – hanno ridotto troppo spesso la filosofia a mero esercizio intellettuale, a tecnica logica. Anche pensatori viventi, come Martha Nussbaum, ribadiscono e testimoniano che la filosofia è integrale quando è un modo di essere nel mondo, non solo un modo di pensare il mondo.

E’ per questo, suppongo, che il sottotitolo di uno dei tuoi ultimi libri (“Mosaici di saggezze” Ed. Diogene Multimedia, 2015) recita: “Filosofia come nuova antichissima  spiritualità”. Ma filosofia e spiritualità non sono articoli di lusso, per poche persone?

Davanti ai tanti problemi, urgenti e drammatici, che costellano la geografia  del nostro pianeta globalizzato è spontaneo ritenere che occorra dare la precedenza ad altri settori di analisi e di operatività come la produzione economica e la prassi politica. Soprattutto a venti o trenta anni è facile convincersi che nuove scoperte scientifiche, ardite applicazioni tecnologiche e soprattutto serie riforme politiche possono farci uscire dalla stagnazione in cui versiamo come individui e molto spesso come Stati. Ma la storia ci insegna che un’umanità spiritualmente povera riesce a sprecare anche le occasioni più favorevoli. Non si tratta di sottovalutare ciò che possiamo e dobbiamo innovare sul piano delle strutture economiche, sociali e politiche: si tratta di convincersi che ogni sperimentazione su questo piano va accompagnata, innervata, sostenuta da quella che Antonio Gramsci chiamava “riforma intellettuale e morale”.  Se questo è vero, non ci sarà imprenditore o politico in grado di cambiare davvero il corso della storia se il livello medio dei lavoratori e degli elettori  - dei cittadini, insomma – non sarà cresciuto quanto a saggezza, onestà intellettuale, gusto della contemplazione, familiarità col bello, pace interiore, sensibilità per la sofferenza dei viventi umani e oltre. Le urgenze sono numerosissime, ma democratizzare la spiritualità non è tra le meno impellenti. Su questo registro non mi stupirei se cardinali blasonati con attici di lusso o cattedratici dalle bibliografie chilometriche dovessero rivelarsi meno “spirituali” di maestre di provincia o di artigiani quotidianamente fedeli agli impegni della propria bottega.

martedì 14 marzo 2017

Dewey, la democrazia e le tre "C"

John Dewey
           John Dewey (1859-1952), filosofo pragmatista e pedagogista, uno dei massimi del XX secolo, ha sottolineato l’intrinseco legame che c’è tra democrazia ed educazione: al di là di forme e procedure istituzionali, il tasso di “democraticità” di una società è dato dalle reali possibilità di partecipazione alla vita politica del più ampio numero di cittadini. I quali devono essere messi in condizione di dare il loro contributo sviluppando precise competenze culturali e sociali riassumibili nella teoria delle tre “c”: Critical thinking (pensiero critico), Creative thinking (pensiero creativo) e Care thinking (pensiero valoriale, capacità di prendersi cura).
In quest’ottica, la scuola (pubblica) assume un ruolo centrale per la formazione e la salvaguardia di una società realmente democratica: per farsi valore condiviso è nei singoli che lo spirito democratico deve incarnarsi come costume, prassi, attitudine psicologica. Se ai più non è dato maturare, sin dalla più tenera età, la predisposizione a condividere emozioni e contenuti simbolici, a prender parte alla vita della comunità, esprimendo e perfezionando abilità personali e assumendosi responsabilità sociali, ebbene, pur in presenza della migliore legislazione possibile, la democrazia rimarrà di fatto lettera morta.

Tratto dall’imperdibile e illuminante saggio a più voci: Democrazia (Diogene Multimedia, Bologna, 2016, €20), a cura di Francesco Dipalo, Giorgio Gagliano, Elio Rindone (pagg.123/124)

domenica 12 marzo 2017

Miracolo




Duro
L’inverno.
Ma nel giardino
Sorpresa di fiori colorati.
Miracolo.                                                  


(Un grazie di cuore a Santa, che mi ha generosamente ospitata qui, nel suo ricco blog La Santa furiosa)









venerdì 10 marzo 2017

Vota Patanè …

Vota Patanè senza chiederti il perché”: uno degli slogan per conservare la poltrona, da parte dell’omonimo sindaco traffichino e corrotto, ne “L’ora legale”, fortunato quanto discusso film dei comici palermitani Ficarra e Picone. “L’ora legale” ha infatti suscitato reazioni diverse tra gli spettatori: tanto divertimento, ma anche indignazione e sconcerto. In un editoriale su “Repubblica – Palermo”, Augusto Cavadi afferma che il film “radiografa una situazione reale: i siciliani (e in generale gli italiani …) odiano la corruzione altrui, ma sono disposti a perdonare la propria. Vogliono la rivoluzione con le teste degli altri. Si rifiutano di ammettere che, senza i costi della coerenza personale,  i processi sociali o non partono o partono sotto la sferza delle dittature”. Cavadi conclude: “Se il finale del film di Ficarra e Picone ci sembra troppo amaro non ci resta che impegnarci a falsificarlo nella storia effettiva.” Raccogliamo la sfida quindi, se ne siamo capaci.
                                                                              Maria D’Asaro,100NOVE” n.10 del 9.3.2017

lunedì 6 marzo 2017

I classici, chiave d’accesso per capire la vita …

      "E' classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno”. Nelle parole di Italo Calvino c’è la vera spiegazione della fortuna dei classici. Opere immortali che ci offrono delle lenti per guardare noi stessi con altri occhi, per leggere il nostro tempo ma in lontananza, identificandoci con quelle vicende e quei personaggi in cui da secoli continuano a rifletterci come allo specchio. I classici sono capolavori senza data di scadenza (...), proprio perché restano dei long/seller dell’anima.
          È questa la ragione per cui Ulisse e Don Chisciotte, Clitemnestra e Lady Machbeth, Renzo e Lucia, Anna Karenina e la duchessa di Guermantes non hanno mai finito di dirci quello che hanno da dirci. E visto che non ci stanno a restare chiusi nei libri dove sono nati, saltano continuamente fuori come popup installandosi nel nostro immaginario. La loro forza è tale che continuano a funzionare con ogni tipo di supporto. Dal cinema alla televisione, dai cartoon alla musica, dalle arti visive al teatro. Proprio perché riescono a tenere insieme la Storia con la esse maiuscola e le nostre piccole storie, le grandi finzioni e la realtà quotidiana di ciascuno di noi.
           Ci aiutano a orientarci nei labirinti misteriosi del cuore e nei meandri oscuri della mente, di cui diventano le figure simbolo. Quelle che parlano a noi e di noi, al di là delle parole, spesso a nostra insaputa. Dando voce a quel lato oscuro e inspiegabile della vita che altrimenti non arriverebbe a mostrarsi. Figure come Edipo, Medea, Fedra, Cassandra sono un poetico effetto notte della coscienza. Luci che illuminano quel dialogo al buio che ciascuno ha con se stesso e con gli altri.
       È proprio quel che faceva il teatro nell’antica Grecia attraverso le vicende esemplari degli eroi tragici. Soffrendo, commuovendosi, interrogandosi, immedesimandosi in quelle storie grandi e terribili, di madri che uccidono figli e di figli che uccidono madri, i cittadini della polis cercavano un filo che li aiutasse a orientarsi nelle tenebre dell’umano, a trovare ragioni per ciò che non ha ragione.       Per liberarsi da quella quota di buio che è in tutti i mortali proiettandola sui protagonisti di quelle vicende immortali. Che facendo deflagrare la tensione fra ethos e pathos aprivano di fatto la scatola nera dell’essere. Davano un corpo e un volto a un enigma destinato altrimenti a diventare un incubo senza nome. Insomma i classici sono istruzioni per l’uso della vita.
                                                                                        Marino Niola - La Repubblica , 1/8/2015

 (Marino Niola è un professore napoletano di antropologia e un giornalista: vedi qui.)

venerdì 3 marzo 2017

Un vescovo speciale

    
        Forse ai non “addetti ai lavori” riesce difficile cogliere la portata dirompente della nomina, il 10 febbraio scorso, di fra Giovanni Salonia a vescovo ausiliario di Palermo. Con questa investitura infatti, papa Francesco continua la sua coraggiosa e profetica opera di rinnovamento nella Chiesa cattolica.  Perché il nuovo vescovo è una persona speciale: frate cappuccino, ricco di spirito francescano, è anche psicologo e psicoterapeuta, professore di Psicologia sociale, direttore scientifico dell’Istituto italiano “Gestalt Therapy Kairòs”, oltre che stimato luminare della Psicologia della Gestalt a livello internazionale. Il prof. Antonio Sichera, che lo conosce bene, scrive di lui : “Capisce a fondo il cuore dell’uomo perché vi ha dimorato, perché lo ha molto ascoltato”. Chi lo ha frequentato, o ha letto i suoi testi preziosi, può testimoniare quanto vale ogni sua parola e ogni suo gesto. Fortunata o, meglio, benedetta Palermo ad averlo come suo pastore. Grazie di esserci, vescovo Giovanni.
                                                                                  Maria D’Asaro, “100NOVE” n.9 del 2.3.2017

mercoledì 1 marzo 2017

Il miglior digiuno

1. Sorridere, un cristiano è sempre allegro!
2. Ringraziare (anche se non “devi” farlo).
3. Ricordare agli altri quanto li ami.
4. Salutare con gioia quelle persone che vedi ogni giorno.
5. Ascoltare la storia dell’altro, senza pregiudizi, con amore.
6. Fermarti per aiutare. Stare attento a chi ha bisogno di te.
7. Alzare gli animi a qualcuno.
8. Celebrare le qualità o successi di qualcun altro.
9. Selezionare quello che non usi e donarlo a chi ne ha bisogno.
10. Aiutare quando serve perché l’altro si riposi.
11. Correggere con amore, non tacere per paura.
12. Avere buoni rapporti con quelli che sono vicino a te.
13. Pulire quello che si usa in casa.
14. Aiutare gli altri a superare gli ostacoli.
15. Telefonare ai tuoi genitori  (se sono in vita, altrimenti alle zie ... nota della blogger)

Il miglior digiuno

  • Digiuna di parole offensive e trasmetti parole squisite 
  • Digiuna di scontenti e riempiti di gratitudine 
  • Digiuna di rabbia e riempiti di mitezza e di pazienza 
  • Digiuna di pessimismo e riempiti di speranza e di ottimismo
  • Digiuna di preoccupazioni e riempiti di fiducia in Dio
  • Digiuna di lamenti e riempiti di cose semplici della vita 
  • Digiuna di pressioni e riempiti di preghiera 
  • Digiuna di tristezza e amarezza, e riempiti il cuore di gioia 
  • Digiuna di egoismo e riempiti di compassione per gli altri 
  • Digiuna di mancanza di perdono e riempiti di atteggiamenti di riconciliazione 
  • Digiuna di parole e riempiti di silenzio e di ascolto degli altri 
Se tutti praticheremo questo digiuno il quotidiano si riempira' di Pace, fiducia, gioia e vita.

(Ecco quanto di proponeva papa Francesco per la Quaresima 2016. Estensibile al 2017 ...)