lunedì 8 febbraio 2016

Giulio Regeni, un italiano da onorare

      Giulio Regeni, ancora un martire nell’infinita lotta per i diritti umani. Non riesco a trovare parole per esprimere il dolore e lo sdegno e la solidarietà commossa alla sua famiglia. Giulio avrebbe potuto essere mio figlio. 
Per ricordarlo, prendo a prestito due scritti, a mio avviso esemplari, letti su FB: uno sulla pagina di Raul Montanari e l'altro su quella della prof.ssa Comparato: a Raul e Lucia il mio grazie.
Vorrei tanto che nessun italiano andasse in Egitto – né come turista né come operatore economico e commerciale – fintanto che a Giulio non siano rese verità e giustizia. 

(Dalla pagina FB di Raul Montanari)
Giulio Regeni ha fatto una fine orribile. Se quando diciamo "Ti amerò per sempre" intendiamo dire: "Ti amerò fino alla morte", allora Giulio è stato consegnato a un inferno senza fine, perché le torture a cui è stato sottoposto da poliziotti egiziani sono durate giorni e sono finite solo con la sua morte. Le dita spezzate, bruciature, trenta fratture. Il corpo che si contorce per il dolore, il cervello che impazzisce cercando di aggrapparsi a qualcosa, forse a un ricordo; la tua voce che non è più tua, arrochita dalle tue stesse urla. Solo e disperato, nelle mani di uomini vili, ignoranti, crudeli e ripugnanti, sicuri dell'impunità, che si accanivano ancora con più gusto perché lui era uno straniero e, peggio, uno studente.
Giulio è un martire, nel senso esatto della parola: un testimone. 
Cercava solo la verità, non ha fatto niente, ma niente!, per meritare (verbo spaventoso) quello che hanno fatto a lui. E' morto come decine di migliaia di studenti argentini, cileni, greci: sequestrati, torturati, ammazzati solo perché la pensavano diversamente. Come il giovane liberale Piero Gobetti, ucciso a 25 anni dalle bastonate degli squadristi, come è morto don Minzoni, per citare due persone la cui umanità aveva una qualità angelica. Morto come un soldato della verità che non ha mai imbracciato un fucile e non ha mai sparato nemmeno per errore: aveva solo le parole. Non aveva partecipato a un attentato, non aveva scagliato un sasso, niente. Era uno studioso dei movimenti sindacali e per questo gli sgherri di quel regime pensavano di potergli strappare delle informazioni.
Adesso mi aspetto in tutte le città manifesti 6x3 come quelli dedicati ai marò, che dicano: "L'Italia alzi la voce per Giulio Regeni".  E che scritte dedicate a Giulio Regeni campeggino su edifici pubblici, come per i marò.
E che il presidente della Repubblica si svegli e dica qualcosa, visto che al Quirinale Napolitano aveva (giustamente) ricevuto i marò. Altrimenti vorrà dire che ci sono italiani che meritano di essere aiutati e sostenuti anche se (per errore) hanno ucciso dei pescatori, e italiani che invece meritano di essere torturati a morte solo per essere stati dalla parte della povera gente di un altro paese.

(Dalla pagina FB di Lucia Comparato)

TORTURE

Nulla è cambiato.
Il corpo prova dolore,
deve mangiare e respirare e dormire,
ha la pelle sottile, e subito sotto – sangue,
ha una buona scorta di denti e di unghie,
le ossa fragili, le giunture stirabili.
Nelle torture di tutto ciò si tiene conto.
Nulla è cambiato.
Il corpo trema, come tremava prima e dopo la fondazione di Roma,
nel ventesimo secolo prima e dopo Cristo,
le torture c’erano e ci sono, solo la Terra è più piccola
e qualunque cosa accada, è come dietro la porta.
Nulla è cambiato.
C’è soltanto più gente,
alle vecchie colpe se ne sono aggiunte di nuove,
reali, fittizie, temporanee e inesistenti,
ma il grido con cui il corpo
ne risponde era, è
e sarà un grido di innocenza,
secondo un registro e una scala eterni.
Nulla è cambiato.
Tranne forse i modi, le cerimonie, le danze.
Il gesto delle mani che proteggono il capo
è rimasto però lo stesso,
il corpo si torce, si dimena e si divincola,
fiaccato cade, raggomitola le ginocchia,
illividisce, si gonfia, sbava e sanguina.
Nulla è cambiato.
Tranne il corso dei fiumi,
la linea dei boschi, del litorale, di deserti e ghiacciai.
Tra questi paesaggi l’anima vaga,
sparisce, ritorna, si avvicina, si allontana,
a se stessa estranea, inafferrabile,
ora certa, ora incerta della propria esistenza,
mentre il corpo c’è, e c’è, e c’è
e non trova riparo.                                           Wislawa Szymborska

Aggiungo le amare e fondate riflessioni di G.Carotenuto, qui (ringrazio il blogger franz, che riporta l'articolo, per la segnalazione)

5 commenti:

  1. quello che si poteva e doveva fare prima

    http://www.gennarocarotenuto.it/28047-il-detenuto-desaparecido-giulio-regeni/

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  2. "Chi come Giulio consuma scarpe per capire realtà complesse e smontare stereotipi non è utile, anzi." @franz: Gennaro Carotenuto ha ragione. Aggiungo il link al mio post. Grazie.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Che storia terribile. Se non si cercherà giustizia vorrà dire che è morto invano, che verrà dimenticato come tanti altri martiri perché sulla giustizia è prevalsa la ragion di stato. Che orrore.

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  5. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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