venerdì 18 aprile 2014

Sicilia, sorridi e risorgi

I siciliani, ai quali capita di varcare lo Stretto di Messina e trascorrere qualche periodo in Puglia, Calabria e Campania e stare a contatto con i conterranei “sudisti”, hanno modo di apprezzare similitudini e differenze. Le somiglianze: siamo tutti poco organizzati, caotici, abbiamo strade poco pulite e posteggiamo spesso in seconda fila. Però, oltre lo Stretto,  i calabresi, oltre che il salame piccante in tutte le salse, hanno una solarità e una capacità di sorriso maggiore di noi siciliani; così i campani e i pugliesi. Nei tratti antropologici dei siciliani – o almeno dei palermitani – si legge una cupezza di fondo, una ironia triste, uno sguardo più nero verso la vita. Il teologo Cosimo Scordato, citando anche Sciascia, dice che noi siciliani ci siamo fermati al venerdì santo e non immaginiamo una qualsiasi risurrezione. L’augurio è che anche gli isolani più pessimisti possano scorgere la luce di una Rinascita sempre possibile.
                                                     Maria D’Asaro  (“Centonove” n. 15 del 18.4.2014)



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