sabato 28 settembre 2013

Pane bianco, uomo nero


    Tra gli altri impiegati e le commesse col grembiule, lui si nota subito: pelle scura, capelli soffici che dicono più Eritrea che Nigeria, un accenno di barba curato, maglietta sbiadita, pantaloncini e le infradito ai piedi. Ti colpisce il suo sguardo: intelligente, acuto, profondo. Di uno che ha dentro tanti orizzonti. A fine giornata, quando compro i panini per la cena, lo trovo spesso appoggiato al muro esterno del panificio, chiuso nei suoi pensieri, a guardare in silenzio la gente e il buio della sera. Se non fossi una donna, avrei tentato un abbozzo di dialogo con lui. Ma so che non me lo posso permettere. E poi non è detto che parliamo la stessa lingua. Così non saprò mai a cosa pensa, da dove viene, per cosa sta lottando. Gli auguro di cuore che a Palermo trovi le condizioni minime per una vita piena, degna di essere vissuta.
                                             Maria D’Asaro (“Centonove”, n.36 del 27.09.2013)

4 commenti:

  1. Quante occasioni mancate per rivolgere una parola a chi vediamo tutti i giorni, ma rimane uno sconosciuto... capita spesso anche a me.

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  2. Penso che attraverso un comportamento improntato alla comprensione e alla gentilezza si possa avvicinarlo...è più facile pensarlo che farlo ma da qualche parte bisogna cominciare... mi viene in mente un libro " Nel mare non ci sono i coccodrilli" e allora coraggio perché nel mare ci sono proprio i coccodrilli, quanti fratelli scappati da guerre e carestie dovranno rimanere ingoiate e quelle superstiti ingoiate dalla nostra diffidenza, indifferenza, incomprensione...noi che per una casualità cosmica siamo nati senza queste pestilenze?
    Abbracissimi cosmicissimi!!!

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  4. @Vele: è difficile superare lo schermo invisibile che ci separa dagli altri, specie se percepiti diversi da noi. Buon fine settimana!
    @Pippi: grazie dei tuoi splendidi commenti. Buon fine settimana e un abbraccio cosmico speciale!

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