domenica 28 luglio 2013

Alla riscoperta di una (sana) affettività sessuale perduta ...

Condivido dal blog dell'amico Augusto Cavadi:
Il prof. Augusto Cavadi
  
Il caso don Nuvola e l'ipocrisia cattolica eretta a sistema         (Repubblica – Palermo, 25.7.2013)

"L’arresto per sfruttamento della prostituzione minorile (maschile) di don Aldo Nuvola, uno dei preti più noti a Palermo, non può non suscitare una vasta gamma di sentimenti e di considerazioni. Innanzitutto s’impone un sentimento di profonda pietà: per il prete recidivo (già condannato per reati simili) e per il mondo variegato di ragazzini a perdere che ogni giorno, nell’indifferenza di noi cittadini ‘perbene’, si vendono per poche decine di euro. E’ chiaro infatti che adulti e minorenni sono all’interno di un giro così vizioso che né il comune senso del pudore né il timore stesso della probabile sanzione penale riescono a dissuaderli dal perseverare.   
    Quando l’infelice protagonista è un prete cattolico scattano considerazioni specifiche che non sempre sono adeguatamente fondate. Mi riferisco ad esempio al collegamento fra obbligo del celibato e casi di pedofilia. Come ho notato in un libro-inchiesta non certo benevolo verso questa orrenda problematica (Non lasciate che i bambini vadano a loro Falzea, 2010), si tratta di un collegamento gratuito: le percentuali di preti cattolici pedofili non sono più alte rispetto a categorie analoghe (pastori protestanti sposati, rabbini ebrei, allenatori di squadre di calcio giovanili, insegnanti di scuole medie e così via).
     Ciò che, invece, indigna con più ragione è la contraddizione fra il messaggio ufficiale della Chiesa cattolica in fatto di sessualità (in generale) e di omosessualità (in particolare) e la prassi ampiamente diffusa, da secoli, nel suo interno. Solo poche sere fa, a Roma, un mio giovane amico prete veneto mi confidava a cena di essere contento di aver concluso i suoi studi teologici nella capitale per vari motivi, tra i quali la prospettiva di lasciare un ambiente clericale (non solo di monsignori, si badi bene, ma anche di professionisti cattolici sposati e con figli) dove, con le modalità più viscide fatte anche di promesse di rapida carriera gerarchica, era oggetto di insistenti avances sessuali. 
    Perché il messaggio ufficiale si fa sempre più insistente in direzione sessuofobica e omofobica (almeno con i due pontificati Wojtyla e Ratzinger, Bergoglio sembra invertire la rotta anche su questo terreno), mentre si tollera sul piano effettivo ogni genere di abuso? Ciò che offende la coscienza (laica o credente che sia) è questa sorta di ipocrisia eretta a sistema: che è l’esatto contrario non solo dell’etica laica ma anche dello spirito evangelico. La trasparenza esigerebbe, al contrario, un consapevole ribaltamento dell’impostazione ‘pastorale’ (che, in termini non teologici, equivale alla politica culturale della Chiesa cattolica). Non, ovviamente, in nome di un superficiale adeguamento all’andazzo dei tempi (come si evince da alcune intercettazioni ambientali in cui don Nuvola fa riferimento allo stile di Berlusconi e alle sue risorse finanziarie), bensì in nome di una più attenta fedeltà all’insegnamento di Cristo e alla tradizione dei primi secoli di storia cristiana. 
    In quale passo evangelico, infatti, si condanna la dimensione sessuale dell’uomo? Dei dodici apostoli, di uno solo si dice che non era sposato: e quasi certamente perché troppo giovane. Nei primi secoli per diventare presbitero (prete) ed episcopo (vescovo) era non solo lecito, ma obbligatorio, aver dato prova di saper reggere una propria famiglia con moglie e figli. 
    Delle centinaia di chiese cristiane oggi sparse sulla faccia della terra (cattolica, valdese, ortodossa, anglicana, luerana, calvinista, battista…) solo una impone ai suoi ministri l’obbligatorietà del celibato e, per giunta, l’astensione da qualsiasi gratificazione affettivo-sessuale (norma valida - ormai solo sui catechismi - per qualsiasi fedele che non sia ancora, o non sia più, coniugato sacramentalmente). In una rilettura ermeneuticamente più corretta del messaggio sessuale biblico anche l’omoaffettività risulta radicalmente rivalutata.      
    La saggezza dei grandi fondatori di scuole filosofiche o di movimenti religiosi si è dimostrata, lungo i secoli, anche in questo: parlare poco di ciò che avviene nel segreto delle camere da letto e molto di ciò che avviene alla luce del sole. Là dove pochi sfruttano il sudore di molti; gli arruffoni e i menzogneri si arrampicano sulle scale del potere per dominare gli onesti e i modesti; i carnefici si addormentano nelle loro case e le vittime non hanno giustizia neppure da morti. Solo una umanità meno violenta e più fraterna, riconciliata con gli altri animali e con il cosmo naturale, potrà riscoprire la sessualità come linguaggio di comunicazione e di interscambio, non come oggetto di compravendita del tutto prosciugato da ogni traccia di amore autentico."



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