mercoledì 20 febbraio 2013

Se la mafia sparisce dai comizi


     Pubblico, quasi integralmente, una riflessione dell’amico Francesco Palazzo, apparsa ieri 19 febbraio su l’edizione di Palermo de “La Repubblica”.
     Perché, cari miei leggenti della penisola, bisogna viverci, a Palermo, per capire Cosa nostra.
Ho pianto per l’assassinio di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, che ho avuto la fortuna di conoscere. Un mio alunno di 23 anni è stato ammazzato con un proiettile alla testa e i piedi conficcati nella calce. Un prete meraviglioso, a un chilometro da casa mia, è stato ucciso dai mafiosi perché voleva coniugare il Vangelo e la promozione umana: contro Cosa nostra, aveva fondato il centro sociale Padre nostro.
    Bisogna viverci a Palermo per sapere che musica sia, per i mafiosi, sentire che i magistrati sarebbero tutti venduti ai comunisti e che la cosa più importante da fare è il ponte sullo stretto.

     Ma insomma, se una forza politica, in questo caso Futuro e Libertà, che domenica pomeriggio si è ritrovata in Via D'Amelio per una manifestazione, decide di fare un'iniziativa di questo tipo, si può sapere che male c'è? Subito sono scattati, come un sol uomo, i difensori non si capisce di che cosa. La motivazione della critica, che sembra nobile e invece non lo è affatto, è che siamo in piena campagna elettorale per le politiche. E allora? Non è forse in campagna elettorale che si devono lanciare messaggi forti e precisi all'elettorato? Cosa sono le campagne elettorali se non il momento in cui ciascuno si presenta con la propria identità, cercando il consenso, al cospetto del corpo elettorale. O è forse meglio i leader di partito comizino in luoghi neutri senza dire una sola volta la parola mafia e parlando di ponti sullo stretto e amenità varie? 
     No. Le critiche, piuttosto a chi va in certi posti della memoria, vanno rivolte a chi si tiene lontano da certi contesti e preferisce uscirsene pulito pulito. Perché in realtà, il tema della criminalità organizzata, che intanto è tornata platealmente a sparare in un quartiere in cui niente accadde per caso, e potrebbe farlo ancora, è il grande assente in questo mese di surreale propaganda politica in Sicilia. Sullo sfondo primeggia la vittoria al Senato in terra sicula, che pare sia il viatico più importante per avere la maggioranza in quel ramo del parlamento oppure impedirla comunque ai vincitori. E siccome ogni voto può essere utile e decisivo nella battaglia campale, non si butta via niente.  (…)
      Quanto stia costando, e costerà, tutto questo, proprio in termini di legalità e lotta alla mafia, lo sapremo molto presto. Non appena, dopo domenica e lunedì prossimi, si sarà depositata tutta la fitta nuvola di polvere di un confronto elettorale all'ultimo sangue. Sarebbe proprio questo il problema da porsi. Come si sta raccogliendo il consenso in Sicilia per arrivare vittoriosi alla conta del Senato? Quali e quanti patti a futura memoria si stanno facendo? E chi li pagherà? E quanto costeranno a tutti noi? Sono domandine, secondo me, di un certo rilievo. (…).
      Non si parla non soltanto di mafia e dei suoi legami ancora vivi e vegeti con la politica, ma neppure di uno solo dei tanti gravi e drammatici problemi che sta vivendo l'isola. Se questo è lo scenario, davvero si può pensare di alzare la polemica al vetriolo sull'innocente e persino troppo ingenuo comizio di Gianfranco Fini in via D'Amelio? Almeno quella è stata un'iniziativa elettorale chiara e ben leggibile da tutti. Uno afferra il microfono, dice delle cose e fa della lotta alla mafia la cifra del proprio impegno politico. E la cosa finisce lì. Almeno così potremo misurare parole e comportamenti futuri di quanti hanno parlato nel luogo dove morì Paolo Borsellino. Dovremmo preoccuparci, o almeno occuparci, invece, di quanto sta avvenendo, non nelle pubbliche piazze, in cui ciascuno può essere giudicato da tutti, ma nelle segrete stanze della politica siciliana in questi ultimi giorni che ci separano dall'ingresso nei seggi elettorali. Ma questa è una cosa più complicata e dunque su di essa si preferisce sorvolare.


4 commenti:

  1. Grazie, questa è una testimonianza importante.

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  2. Non si parla di mafia: si parla di lavoro ipotizzando in milioni di unità quelli offerti, si parla di sanità per dire che il problema non esiste, si parla di sicurezza spendendo miliardi in aerei e sommergibili mentre per le strade si continua a macellare senza pietà...
    Ecco, sotto-sotto, di mafia si parla. "Nelle segrete stanze della politica", ma quella italiana, non solo sicula.
    Ciao, Marù, buona giornata.

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  3. Giusto, che ci mettano la faccia e poi si offrano davvero al giudizio una volta che starà a loro agire. La gente non dimentica.

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  4. @Silvia: a volte bisogna viverci in certe realtà per comprenderle un pò meglio.
    @gattonero: sono d'accordo con la tua analisi. Ciao, buon fine settimana e buon voto.
    @Curly: ma la gente è davvero capace di giudicare e non dimenticare? Sono poco ottimista. La gente andrebbe aiutata a formarsi una coscienza critica. Un abbraccio.

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