mercoledì 28 dicembre 2011

101 Storie: Senza occhi, ma ricca di sguardi interiori




L’ho conosciuta a giugno, Cristina. Per lei, venire a scuola a settembre, sarebbe stato un evento. La scuola primaria non l’aveva mai frequentata. Prima, era troppo pericoloso uscire fuori di casa. Un banco di scuola e una compagna accanto, un vero miraggio: per lei, attaccata spesso alla bomboletta di ossigeno, con la sua cassa toracica così malformata. Così, niente scuola elementare, ma cinque anni di istruzione domiciliare, con la mamma, l’assistente sociale e le maestre, a turno, vicine. I compagni conoscevano solo il suo nome, nel registro di classe.
Ma Cristina non si era mai scoraggiata. Le piaceva imparare. Lei, che era anche cieca; lei, che per una gravissima patologia, sarebbe rimasta piccina piccina; lei, che non riusciva a camminare da sola.
Quel giugno di alcuni anni fa, mi chiama la Preside: - Vieni. Ti voglio presentare un’alunna in ingresso. – La storia di Cristina mi era stata già raccontata dalla psicopedagogista della scuola elementare. Ma conoscere la ragazzina è stata una vera sorpresa.
 Era lì, seduta compostamente in una delle due sedie di fronte alla scrivania della Dirigente. Con i suoi occhi spenti, ma pieni di una luce invisibile che si riversava all’esterno. Con la testolina un po’ reclinata da un lato. Con i capelli castani ben pettinati, adorni di un fiocchetto vezzoso.
Attentissima alle parole che l’assistente sociale, sua madre, la Preside e io ci stavamo scambiando. – Sono contenta di venire a scuola … non mi pare l’ora che sia settembre … ciao, professoressa … mi ricorderò la tua voce …. – Mentre parlava, con una sonorità e un’ampiezza di toni impensabili in quel corpicino, le sue manine sottili leggevano il contenuto di un portamatite che c’era sulla scrivania: - Che bel pupazzo … deve essere rosso … un tagliacarte … questo potrebbe fare un po’ male … quante matite bene appuntite … e quante penne! –
A settembre, finalmente, il suo vero, primo giorno di scuola. Nessun problema di integrazione. Cristina divenne ben presto la mascotte  di quella classe.
Quell’anno, frequentava la prima media anche il mio figlio più piccolo. Protagonista, insieme a lei, di una performance teatrale. Qualcuno le disse che ero la madre del suo compagno. E lei trovò un motivo in più per salutarmi affettuosamente e sorridermi, se mi incontrava nel corridoio o se andavo a controllare la frequenza degli alunni, nella sua classe: - Ciao, professoressa … ma tu sei anche la madre di Luciano … sei tutte e due le cose! -
I tre anni di scuola media sono stati proficui e sereni, per la nostra Cristina. Che è stato un faro, una  risorsa tangibile per tutti i compagni.
In terza media, quasi quasi non avremmo voluto lasciarla. La mamma ci chiese esplicitamente di tenerla ancora un anno con noi. Con le dottoresse del gruppo misto,[1] decidemmo però che era giusto che Cristina frequentasse un Istituto superiore per ciechi: imparare il Braille le avrebbe dischiuso universi infiniti.

Quando conosci ragazzi come Cristina, allora pensi che l’anima esista davvero. E che, sebbene  racchiusa  in corpicini straziati, si mostri talvolta in tutto il suo vivo splendore.



[1]Tale gruppo di lavoro è così denominato, perché al suo interno vi è più di una componente operativa che, in modo sinergico, lavora per migliorare la qualità dell’integrazione all’interno dell’Istituto. La sua sigla ufficiale è “GLHI”: Gruppo di studio e di lavoro d’Istituto. Presso ogni scuola è istituito un GLHI,  composto da insegnanti, operatori dei servizi e  familiari dell'alunno in situazione di handicap. Il Gruppo ha il compito di  collaborare alle iniziative educative e di integrazione predisposte dal Piano Educativo ( Legge 104/92, art. 5, comma 2)

14 commenti:

  1. Questa storia è bellissima e lo è ancor di più perché è vera. Per esperienza - anche se minima - posso dire che gli alunni diversamente abili riescono sempre a fare colpo sul resto della classe, si integrano facilmente, vengono amati e considerati le mascotte del gruppo. Sono tesori da scoprire.

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  2. E noi ci lamentiamo delle nostre cazzate quotidiane.
    Dio ci salvi dallo scempio che noi stessi ci creiamo.

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  3. La forza di certe persone, la loro capacità di essere solari quando la situazione sembra disperante, ci indica in modo luminoso come lavorare su di noi per aere il giusto approccio alla vita.
    Buon Natale!

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  4. Da creature come Cristina, capace di vedere coi soli occhi dell'anima, non possiamo che trarre preziosi insegnamenti. Commovente. Buona giornata, Maruzza.

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  5. @Veronica, Calzino, Stanza e DOC: grazie dell'attenzione affettuosa con cui seguite il mio blog.
    Vi voglio bene. Vi auguro un ottimo 2012.

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  6. Sì, so di cosa parli, sono un'insegnante e so quanto sia importante per bambini come Cristina, far parte di un gruppo che l'accolga con le più buone intenzioni. Auguro a te e a questa splendida anima un anno ricco di tutto il bene possibile. Magu

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  7. @Magu: grazie di essere passata da qui, cara collega. Ricambio di cuore gli auguri. Verrò a trovarti anch'io.

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  8. Questa bella storia della tua vita umana e professionale mi ha fatto pensare che chissà cosa starà facendo Cristina e chissà come è diventata. La cosa più bella è che lei è stata accolta come persona prima ancora che fosse accolto il suo problema e il fatto che tu stia ricordando come muoveva le mani per "leggere" dà la misura della bellezza e profondità del rapporto instaurato che è stato ricco di sfumature e di umanità.

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  9. Che bel commento, Anthea! A ... ritrovarci presto. Grazie.

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  10. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  11. "Cristina ", un meraviglioso incontro che mi ha cambiato la vita

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  12. Anima bella , figlia di una bella famiglia, una splendida nonna accogliente e commovente per l'affetto e le cure verso questa splendida creatura.E'stato un dono averla tra noi , conoscerla ed amarla...

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  13. @fiorenza e mdfex: grazie per la vostra attenta presenza anche qui! E grazie anche per il ruolo fondamentale che avete avuto nell'accoglienza e nella crescita scolastica e umana di "Cristina". Un abbraccio.

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