giovedì 8 settembre 2011

Nostra Signora e il Figlio Scienziato

     Nostra Signora l’aveva capito che era un bambino speciale: a tre anni contava le carte e faceva scopa, magari col sette bello. E poi, mentre lei ci pensava un pochino per sommare 45 e 18, lui addizionava, in un baleno, 458 e 729. Quando andava ancora all’asilo.
Fino in terza media - teorema di Pitagora, assi cartesiani, numeri negativi – nostra Signora riusciva a seguirlo e, se era il caso, a studiare con lui.
Allo Scientifico, la faccenda diventò più complessa: logaritmi, equazioni di non so quanti gradi, derivate. – Derivate da che? – azzardò un giorno la madre, mentre sminuzzava in modo imperfetto una lattughina. Il Figlio la fulminò con uno sguardo.
Da allora, a cena, la sera, il Ragazzo cominciò a discettare col padre e il fratello minore: la serie di Fibonacci, la relatività di Einstein, il ciclo di Carnot … E a proporre complicati quesiti: - Quali sono le sette misure fondamentali dell’universo? Mettete in ordine di grandezza: molecola, gene, atomo, nucleotide, quark e Dna. Che cosa è il numero di Avogadro? Se il nero è l’assenza di onde elettromagnetiche, perché lo vediamo? -
Nostra Signora si sentiva peggio di una badante polacca che non capisce quello di cui discutono le persone che serve.
Poi il ragazzo si diplomò. Dopo aver bistrattato anche i suoi professori. Che lo licenziarono con cento/centesimi nonostante, talvolta, il Ragazzo sbadigliasse senza ritegno mentre spiegavano. Primo in tutti i test d’ammissione, approdò quindi a Ingegneria dell’Energia, borbottando perché l’ordinamento vigente gli impediva di studiare anche Fisica e Matematica.
Oramai, tra il Figlio scienziato e nostra Signora, la distanza era davvero abissale.
Il Ragazzo, quella madre umanista, da liceo classico e da inutile laurea in filosofia, la strapazzava. Mentre stendeva il bucato, pretendeva che ricordasse i tre principi della termodinamica. O che gli esponesse, per filo e per segno, che cosa succede ai palloncini di elio, quando salgono in cielo. Se lei rispondeva:- Prima o poi incontrano un angioletto e gli chiedono come vadano le cose, lassù – lui si adirava davvero. Lei doveva spiegare se scoppiano o meno. E come. E quando. E perché.
Ed esigeva che lei sapesse che un nanometro non è l’unità di misura dei sette nani, ma un millimetro diviso per mille e poi ancora per mille: insomma dieci alle meno nove, hai capito?
E poi, se lei gli chiedeva di infilare un ago in una cruna per lei troppo sottile, lui sentenziava che la tridimensionalità è una fregatura: se ci fosse solo la bidimensionalità, non ci sarebbero, suvvia, questi errori di parallasse … E se viaggiavano insieme, quelli che per Nostra Signora erano dei semplici pali della luce, per lui erano strutture con i pali non a stelo unico e con conduttori disposti a triangolo equilatero per evitare fenomeni di induttanza obliqua.
Nostra Signora era ormai una madre sperduta. Si chiedeva dove fosse finito il bambino coi ricciolini così simili ai suoi, che rideva a crepapelle per una filastrocca nonsense….
Ma poi il Ragazzo chiedeva un pezzetto di pesca. E cantava a squarciagola sotto la doccia. E magari le diceva: -Buongiorno, signorina bella. –
Allora lei sperava un pochino.
Forse, insieme alla ricetta per capire l’universo, conservava il suo cuore di carne. Quel cuore che aveva rischiato di battere troppo presto all’esterno e che nostra Signora per trentanove settimane aveva custodito con cura dentro di lei. Si, quell'umanissimo cuore di carne, ce lo aveva, eccome!, anche lui.
    

4 commenti:

  1. Ma certo! Non penso proprio che la matematica impedisca di avere un cuore pulsante. Te lo dice una che ha come compagno un ingegnere dal cuore d'oro :-)

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  2. @Vele: ciao! Si, lo so: anche i matematici hanno un cuore! Parafrasando indegnamente Umberto Eco, ho voluto giocare a tracciare "L'epifenomenologia del figlio ingegnere"!

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  3. Lezione di Fisica. - Professore, posso andare al bagno? - Và. Quando torni, porta un paio di pantofole a XXX.
    Le tre croci celano il mio cognome... Quell'anno fui bocciato. Altro che 100/100, manco un diploma. Tranquilla, Maruzza. Il Ragazzo ha cuore, fegato, cervello e... una madre meravigliosa.

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  4. @Dr.Peter: grazie per la rassicurazione. Finirò per crederci, prima o poi.
    P.S. Manchi un diploma, dici. Ma Dottore ci sei ugualmente. Con merito.

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