domenica 11 settembre 2011

101 Storie/L'eccezione: Una Belle in carne e libri

Domani inizia un altro anno scolastico.
Ecco un'altra delle mie 101 storie: spero di incontrare tante Luise/Belle nelle scuole del mondo.
Quando i ragazzi parlano con me, c’è sempre un motivo non lieto: le assenze di troppo, il profitto scadente, un problema in famiglia, la brutta lite con un compagno, una visita all’Asp da mettere in conto, una possibile segnalazione agli assistenti sociali.
Ma capitano, a volte, delle eccezioni: la ragazzina che, trafelata e piangente, mi singhiozza davanti perché l’amica del cuore le ha soffiato il fidanzatino; il ragazzo col piglio assetato di sangue perché un compagno gli ha detto “parole di madre” (“tua madre è una pulla”, per essere espliciti); l’alunna che deve raccontarmi a tutti i costi lo screzio che avuto con un’insegnante.
Confesso che, in questi casi, ho un grosso dilemma: se è giusto che io dedichi loro del tempo. Mi spiego meglio, a scanso di equivoci: so bene che, anche se io la considero oggettivamente un’inezia, per il ragazzino che ho di fronte si tratta di una faccenda seria. Solo che il mio tempo è una copertina davvero piccina: se la uso per lui, ne rimarrà un poco di meno per i ragazzi che hanno bisogno di scaldarsi davvero.
E allora, “toccata e fuga” per questi colloqui leggeri: un ascolto veloce, la certezza che i ragazzi ce la possono fare da soli, un buffetto metaforico sulla guancia e: - Adesso, in classe, la prof. sta spiegando … -
Una volta, tre ragazze “normali” mi hanno persino commosso. Tutte e tre, terza media. Bussano alla mia porta ad aprile o a maggio, alla vigilia del congedo definitivo dalla scuola media.
Simona: dice di volere un colloquio, così: - Perché non sono mai venuta, in questi tre anni, e volevo provare l’emozione di parlare un pochino con lei, almeno una volta, prima di andare via. – Eccola che mi racconta, un po’ a braccio, spizzichi del suo vissuto scolastico e della scelta della sua nuova scuola.
Arianna mi parla della sua voglia di fare solo la segretaria, in uno studio: - Mi piace prendere appunti, rispondere al telefono … cose così. – E dei suoi che l’hanno costretta a iscriversi al liceo psico-pedagogico.  – Magari potrai essere una segretaria efficiente, con tanto di diploma – le dico, ipotizzando una possibile una mediazione.
Poi è venuta Luisa: occhi sgranati, intelligenti, profondi, tranquilli. La figlia che tutti vorremmo avere. Mi narra, in due battute, i suoi tre anni di scuola: si è sentita, talvolta, diversa dalle sue compagne: perché lei non mette, nelle unghie, quello smalto vistoso. Mentre lei parla, risento Albachiara del Vasco nazionale: – Ti vesti svogliatamente, non metti mai niente che possa attirare attenzione … un particolare … solo per farti guardare … E con la faccia pulita cammini per strada mangiando una mela coi libri di scuola,  ti piace studiare … non te ne devi vergognare».
Perché a lei piace studiare, davvero. E a lei piace tanto anche leggere.
Ecco, allora, il motivo per cui è venuta da me: vuole che io le dia qualche titolo. – Come mai non lo hai chiesto alla tua docente di Lettere? – le chiedo un po’ sottovoce – Veramente, professoressa, non c’è tantissimo feeling tra me e l’insegnante di Lettere … e poi credo che i suoi libri mi piaceranno di più. – Incasso in silenzio, senza alcun commento. Le suggerisco, così quasi a saltare: Lessico famigliare, Il Sergente della neve, Marcovaldo…  Le prometto che, tra qualche giorno, le consegnerò una lista esauriente.
Le ho dato la lista. Sedici libri. Ci siamo salutate con un convinto sorriso.
A volte, questa splendida Belle mi ritorna in mente. Allora, formulo una strana preghiera: che  cammini ancora per strada con la faccia pulita. Con qualche libro sottobraccio. E una buona dose di gagliarda speranza nel cuore.

3 commenti:

  1. Quella che racconti è a dir poco la mia esperienza personale. In casa ho due insegnanti che ogni giorno, ogni anno, portano storie di migliaia di studenti con problemi a volte piccoli, a volte così grandi che sembrano sproporzionati alla loro età. E certi ragazzi spesso stupiscono e nei loro comportamenti vedo un po' di speranza.

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  2. Simona, Arianna, Luisa... Non è un caso che queste tre belle figure, pur nella loro diversità, abbiano deciso di bussare insieme alla tua porta. E' invece la prova che quando si trasmette qualcosa di più di un mero compito scolastico, anche semplicemente attraverso uno sguardo benevolo, questa cosa sfonda barriere, talvolta rimbalzando, com'è accaduto qui, al/la destinataria/o.

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  3. @Veronica: ciao! Grazie per l'attenzione. Ho letto la tua ultima, interessante, recensione!
    @dr.Peter: è vero, lo riconosco. E' proprio uno sguardo incoraggiante, come dici tu "benevolo", quello che voglio comunicare ai ragazzi. E, talvolta, ho dei bei ritorni.
    Grazie.

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