giovedì 14 luglio 2011

101 STORIE: Se i grandi fanno gioco di squadra (2): Balla con me

Un ragazzo difficile si trova spesso al crocevia trafficato di un pool di “esperti”: l’insegnante, l’assistente sociale, il pediatra. E, magari, anche il neuropsichiatra infantile, il giudice, l’ispettrice di polizia.
Succede che questi esperti debbano incontrarsi. Per parlare tra loro. Per confrontarsi.
Può capitare però che non si capiscano. Perché ognuno di loro parla una lingua diversa. La Babele però, prima che dei linguaggi, è degli approcci mentali. Dei vertici di osservazione.
Perché la parola “contenimento”significa qualcosa di diverso a seconda se è utilizzata da uno psicologo, da un poliziotto, da un assistente sociale da un neuropsichiatra.
E allora bisogna che queste persone si vengano incontro: che si mettano un poco d’accordo sull’uso delle parole e trovino insieme il percorso più adatto per raggiungere il cuore e la mente di quel ragazzino difficile. Ognuno, poi, utilizzerà il suo personale “veicolo”, la propria cassetta degli attrezzi, per incontrarlo e aiutarlo.
Una volta – eravamo alla fine del secolo scorso – nella mia scuola abbiamo pure fatto un bel convegno sulla necessità di approcci comuni o quantomeno comprensibili e condivisi: “Linguaggi interistituzionali a confronto”, lo abbiamo, mi pare, pomposamente chiamato. Un bella kermesse tra specialisti: perché i diversi interventi di cura per i piccoli uomini e per le piccole donne potessero essere efficaci ed armonici.
Ovviamente, non sempre le buone intenzioni si traducono, nella realtà, in buone prassi. A volte si, per fortuna. Altre volte, un po’ meno.

Era l’estate di qualche anno fa. A Palermo c’è un posto speciale. Una sorta di teatro all’aperto. Tra lo stadio di calcio e quel parco bellissimo che chiamiamo “La Favorita”.
Al “Teatro di Verdura”, appunto, recital di Marco Paolini, con la band “I Mercanti di Liquore”.
Dialoghi stupendi e canzoni altrettanto coinvolgenti. Una sui sette fratelli Cervi; altre sull’acqua “bene comune”: due parti di idrogeno e una di ossigeno; canzoni contro la guerra.
Alla fine, "Soldatino canta canta", che si conclude con alcune parole del libro “Il sergente della neve”, dove Mario Rigoni Stern racconta la ritirata dell’esercito italiano in Russia, nella II guerra mondiale.
Il ritmo della canzone è struggente e incalzante. Balliamo, quasi tutti. Anch’io.
Scorgo una donna che balla, due file sotto di me. La riconosco. E’ la neuropsichiatra infantile che segue i miei alunni.
Mi avvicino. La saluto. Ci abbracciamo. Ci guardiamo negli occhi.

Da allora, per capirci, per concordare un intervento comune per i nostri ragazzi, non abbiamo avuto bisogno di altri convegni.



1 commento:

  1. Nell'ansia di nutrire dubbie capacità linguistiche tendiamo a dimenticare il naturale collante di cui siamo capaci in particolari momenti di comunione, quali ad esempio la condivisione di un ballo. Lo sanno bene le tribù che ancora oggi risolvono tutto con una bella danza attorno al fuoco. Chissà che un minimo di decrescita in questa direzione non possa restituirci la consapevolezza di ciò che siamo veramente... Intanto è un gran bene che ci sia qualcuno che stimola tali riflessioni, con tanto di video allegato.

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