domenica 21 novembre 2010

101 STORIE: IL MARE, DA SOLO, NON BASTA...


Funziona così: dopo i primi giorni di scuola, i colleghi mi segnalano gli alunni che non sanno leggere o scrivere, quelli che non vengono a scuola, quelli che non riescono a stare fermi, quelli che tormentano i compagni. Nella speranza che insieme - docenti, famiglia, Servizi Sociali e Asp[1] (se è il caso) troviamo un modo perché i ragazzi apprendano e le cose vadano meglio.
E’ stato così anche per F.. “Non sta fermo un minuto, non porta né quaderni né libri, non ascolta…puoi per favore convocare i genitori per capirci qualcosa? – mi dice la coordinatrice della classe. Leggo il nome del ragazzino e ho un tuffo al cuore: stesso nome e cognome del ragazzo con gli occhi azzurri che mi hanno ammazzato a Bagheria…
Chiamo papà e mamma di F.: si presentano tutti e due. E’ piccola e magra, con un viso scarno e allungato, occhi castani, mobilissimi e inqueti: somiglia tantissimo al figlio. Il padre è un bel ragazzo biondo, appena trentenne. Anche lui snello e minuto. Un fare a metà tra il rassegnato e l’annoiato. Ha splendidi occhi celesti. E uno sguardo disincantato: senza illusioni e senza pietà.
Parliamo di F: tutta colpa delle maestre, dice la madre. Ne ha cambiate tante alle elementari… Interviene il papà: - Lascia stare le maestre… Sono stato dentro due anni, il bambino, quando mi hanno portato via, aveva sette anni … lui mi cercava e piangeva. Tu e suoi nonni l’avete guastato - . La madre ribatte che non è vero, non è vero che l’hanno guastato… Il fatto è che, con suo marito arrestato, sono andati ad abitare dai genitori di lei: - Come facevo a pagare l’affitto e a mangiare? C’era F. e l’altro bambino, tre anni più piccolo… E’ normale che, con mio marito carcerato, F. sentiva a suo nonno…- Sposto l’attenzione sull’oggi, chiedo come va adesso, se abitano da soli. Mi rispondono che soldi non ce ne sono, quando può il papà di F. guadagna qualcosa andando a pescare e vendendo del pesce. - E quindi abitiamo ancora con i miei suoceri – conclude con una smorfia amara il papà.
Riporto ai colleghi il succo del colloquio con i genitori. Ci sbracciamo tutti, per aiutare il ragazzino. Incontro ancora i genitori. E’ raro che vengano insieme, però. La madre si vede di più: annuisce spesso, quando le parlo, ma non credo mi ascolti davvero.
Il padre, quando viene, sosta di più. A metà anno, un colloquio, solo io e lui. – La sua presenza è importante per F… - gli dico – C’è qualcosa che fate insieme? – Mi guarda, con occhi attenti – Ci sto poco a casa, devo vuscarmi il pane. E poi, uscendo fuori, levo occasioni di lite con i miei suoceri… - Annuisco, ma insisto: - Ma lei per suo figlio è importante …. – Mio figlio – abbassa il tono di voce – me l’ha levato il carcere prima e dopo mia moglie e i miei suoceri, l’amminsigghianu assai
[2] – Lei è il padre: può ancora ricostruire la relazione con suo figlio…C’è qualcosa che vi piace fare insieme? - Un sorriso appena accennato. – Io vado a pescare: poi cerco di vendere il pesce. Mio figlio vorrebbe venire con me. – Lo porti con sè, magari il sabato e la domenica.- Dice di sì, che lo farà. Qualche volta.
Mentre ci salutiamo gli dico che a Bagheria, a scuola serale, anni fa, avevo un alunno, che amava tanto la pesca e il mare, si chiamava come suo figlio… - Era mio fratello – mi dice asciutto e laconico – ha fatto una brutta fine…- Non aggiungiamo parole. Ci salutiamo con una stretta di mano e uno sguardo diretto. Il mio forse più triste del suo.
Gli sforzi per aiutare F. si sono quadruplicati. Gli procuriamo i libri. Perdoniamo quasi tutte le sue monellerie. Promozione d’obbligo in seconda media.
Ma in seconda comincia a venire tre giorni no e uno si. Chiedo spiegazioni: la madre mi risponde: - Ma mio figlio è uscito per andare a scuola.. – Quando la chiamiamo, è sempre di corsa, spesso prende in anticipo F. per chissà quali emergenze. Telefono sempre più spesso per chiedere ragione delle tantissime assenze: la signora sciorina un repertorio infinito di motivazioni: il piccolo ha la febbre, non è suonata la sveglia, siamo rientrati da un matrimonio, mia sorella si è separata, credevo che la scuola oggi non c’era…
Convochiamo l’Ufficio Dispersione Scolastica del Comune. Chiediamo l’attivazione del Servizio educativo domiciliare.
[3] Il servizio tarda ad avviarsi: l’assistente sociale mi spiega che il Comune ha ridotto i fondi per la spesa sociale. I genitori di F., in un primo momento disponibili a collaborare con tale servizio, si tirano indietro.
Dopo un ennesimo periodo di assenze, incontro ancora la madre. Mi dice che lei e il marito si sono separati. – I bambini rimangono con me, il padre, quando vuole, li può vedere… - Chiede il nulla osta per trasferire F. nella scuola più vicina alla loro casa. Chiedo se il padre è d’accordo. Mi dice di si. Lo chiamo, voglio sentirlo da lui: - Si – Ma perché, da noi il ragazzo è seguito…Che importa se deve fare duecento metri di più… - Mi dice che è meglio per F. che vada nella scuola vicina. Aggiunge che forse in quella scuola lo chiameranno di meno…
La collega della segreteria segue la prassi: prima che venga accettata la richiesta di trasferimento, ci si accerta che la scuola accolga effettivamente il ragazzo.
Non mi resta che augurare a F. buona fortuna.
Che la vita, non solo scolastica, possa ogni tanto sorridergli.



[1] ASP: Azienda sanitaria provinciale. La scuola si avvale della collaborazione con l’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile (che ha nel team psicopedagogista, neuropsichiatra e psicologo) competente per territorio
[2] Lo viziano troppo

[3] S.E.D. è la sigla del Servizio Educativo Domiciliare, attivato dal Servizio Sociale del Comune. Prevede e propone, per le famiglie in difficoltà, la presenza – in genere pomeridiana, due o tre volte la settimana – di un educatore che sta col minore: giocando con lui, aiutandolo magari a fare i compiti, uscendo anche insieme. Il SED si prefigge il recupero e il rinforzo della funzione genitoriale in caso di temporanea difficoltà nell’esercizio della stessa e il rinforzo delle competenze individuali e sociali del minore (quadro normativo L.285/97 art.4, L.328/2000 art.16, L.149/2001).

2 commenti:

  1. Lo squallore di difficili situazioni familiari pesa come un macigno sulle teste di questi poveri Lucignoli, nati e cresciuti nei contesti più critici del nostro bel Paese.
    «...il Comune ha ridotto i fondi per la spesa sociale»: mi vengono in mente i tanti servizi della Petyx di "Striscia" sullo spreco di denaro pubblico in quel Comune...
    Ciao ciao.

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  2. ...mi piace il tuo blog :-)
    Ciao paesana!

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