domenica 26 settembre 2010

L'importanza di dire di no


         Quanti sono i «no» che hanno fatto la Storia? Molti, moltissimi. Mai troppi, comunque. Spesso il «no» è il primo passo verso l’affermazione di un diritto, di un rispetto, di una parità troppo a lungo negati. È il modo più immediato per dire «basta!» ad una sopraffazione umiliante e insopportabile. Allora il «no» diventa liberatorio, catartico, ci fa toccare con mano la possibilità di un mondo diverso e più giusto.
              Questo il senso del «no» pronunciato, oltre mezzo secolo fa, da una giovane donna americana. Era il 1° ottobre 1955: Rosa Parks, rifiutandosi di cedere il suo posto a un bianco sull’autobus, apriva una nuova stagione per i neri americani, quella che avrebbe portato all’abolizione della segregazione razziale nel sud degli Stati Uniti.           La sua storia è ora narrata a beneficio dei giovani lettori (e di tutti noi) da Paola Capriolo nel suo recente libro No (EL, 2010, pp. 91, 10,50 euro, da 12 anni). Una storia intensa dal ritmo incalzante, narrata con una scrittura essenziale e precisa.
Nel 1941 Rosa ottiene un lavoro in una base militare vicino alla città di Montgomery: un’esperienza molto strana per una donna abituata alle continue discriminazioni che il «Jim Crow» imponeva in tutti gli stati del Sud. Il presidente F.D. Roosevelt aveva proibito qualsiasi forma di segregazione razziale nelle strutture dell’esercito americano: dunque Rosa poteva sedere tranquillamente accanto ai bianchi sui mezzi di trasporto che circolavano all’interno della base militare; ma uscita di lì, per fare ritorno in città, doveva prendere un autobus «segregato», nel quale vigevano le regole seguenti: 1) Tutti i passeggeri dovevano salire sull’autobus dalla porta anteriore per acquistare il biglietto; poi però le persone di colore, invece di attraversare il corridoio, dovevano scendere e risalire dalla porta posteriore per raggiungere i loro posti; 2) I passeggeri di colore potevano sedere solo nelle ultime file, a loro riservate, mentre le prime erano a uso esclusivo dei bianchi; 3) Nelle file intermedie, i bianchi avevano il diritto di precedenza, mentre i neri potevano sedervisi solo se libere; 4) Una volta seduto, il nero doveva comunque tenersi pronto, all’occorrenza, a cedere il posto a un bianco, persino se il nero fosse stato un vecchio di 80 anni o una donna incinta e il bianco un aitante giovanotto pieno di energia; 5) Nel caso che un bianco si fosse seduto in una di queste file intermedie, tutte le persone di colore che si trovavano in quella fila avrebbero dovuto alzarsi e cercare posto altrove, o rimanere in piedi, per evitare che un membro della «razza superiore» fosse stato costretto a viaggiare fianco a fianco con loro.
        Rosa non ce la fa più a sottostare a questa assurda umiliazione. Un giorno, alla richiesta dell’autista di alzarsi, risponde: «No! Sono stanca di essere considerata una cittadina di seconda classe». Questa disobbedienza le costerà l’arresto, ma il suo gesto diventerà il motore di un movimento che porterà al riconoscimento dei diritti civili. La notizia del suo arresto determinò scontri violenti nella città di Montgomery, ma fu anche un’importante occasione di riflessione dei leader della comunità afroamericana su una nuova forma di ribellione: la resistenza passiva, la non violenza e il boicottaggio. Dalla lettura dell’agile libricino della Capriolo resta impressa la forza morale della protagonista, il coraggio e la voglia di reagire all’ingiustizia che riescono a cambiare la Storia.
Rosa Parks muore nel suo appartamento di Detroit il 24 ottobre 2005. Tre anni dopo, un uomo dalla pelle nera, Barak Hussein Obama, sarà eletto presidente degli Stati Uniti d’America.


Lorenzo Luatti © Cem Mondialità - Agosto/Settembre 2010

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