lunedì 14 giugno 2010

LA SCUOLA PERDE TRE A ZERO



Un pomeriggio, in autobus in via Oreto, ecco un gruppetto di alunni della mia scuola: gasati al punto giusto, mi salutano appena. Troppo impegnati, in perfetto assetto di “branco”, a lanciare accuse a un professore, a ostentare bravate, non si sa se accadute o solo pensate. A scuola li teniamo appena appena. Le nostre regole valgono a fatica cinque ore. Appena fuori, i ragazzi dimenticano tutto: non solo teorema di Pitagora e latitudine e longitudine, ma anche il divieto di dire parolacce, la necessità di pagare il biglietto sul tram, il rispetto per gli altri... Fuori è terra di nessuno. Ci illudiamo di far crescere qualche frutto di legalità nel nostro orticello scolastico. Oltre il quale crescono vigorose le erbacce della tracotanza, della prepotenza, della disonestà. Innaffiate da un’acqua politica che le nutre. Intanto la ministra/arbitro continua a fischiare rigori contro di noi. Così, fuori casa, perdiamo tre a zero.
Maria D’Asaro
( pubblicato su “Centonove” l’11-06-2010)

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