giovedì 9 aprile 2009

SETTE ANIME


Film variegato e complesso, “Sette anime”, recente successo firmato da Gabriele Muccino, suggerisce almeno due possibili piste di lettura.
Una “estetica”. L’altra “etica”. Secondo i canoni estetici, a mio avviso, il film è ben fatto: coinvolgente la storia, spedita e sicura la sceneggiatura, buona la recitazione degli attori protagonisti. Se ci spostiamo però sul piano dei fatti e dei comportamenti, il film non mi convince affatto. Per i tre messaggi di fondo che la storia suggerisce: chi sbaglia – ad esempio causando un terribile incidente stradale - non ha redenzione, ma è costretto a convivere con schiaccianti complessi di colpa. Per i quali l’unica espiazione possibile è l’estremo sacrificio di sé, con conseguente donazione degli organi. Ma non a chi ne ha più bisogno. A coloro che lui stesso – arbitro assoluto di tale scelta – ha deciso fossero sufficientemente buoni da meritare il frutto del suo discutibile martirio.
Alla spettatore, confuso e perplesso, dopo tanto dolore, non resta che consolarsi (!?) pronunciando la temuta o agognata parola: “Dibattito!”. Indispensabile se a vederlo sono giovani implumi, troppo sensibili alle sirene evocate dal regista.

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