domenica 17 marzo 2024

Emanuela uccisa dalla mafia 130 anni fa

        Palermo – C’è uno stereotipo sulla mafia ancora duro a morire: credere che ci sia stata in passato una mafia meno crudele di quella attuale, che regolava i conti solo al suo interno, una sorta di mafia ‘buona’ che risparmiava donne e bambini.  
       Non è affatto così: lo ripete da decenni lo studioso Umberto Santino, con la moglie Anna Puglisi, presidenti del Centro Impastato, tra i massimi conoscitori del fenomeno criminale mafioso. A Palermo, proprio Umberto Santino e Anna Puglisi, assieme al No Mafia Memorial, all’UDIPalermo e al Museo Sociale Danisinni, si sono impegnati per far conoscere alla comunità cittadina un esempio di ribellione alla violenza della mafia, assai lontano nel tempo, che ha tardato ad avere il riconoscimento e la valorizzazione che merita.
     Si tratta di un episodio accaduto addirittura il 27 dicembre 1896 in una via abbastanza centrale di Palermo, la via Sampolo, non lontana dall’affaccio al mare della città. 
     Quel giorno, una domenica sera, (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 15.3.24, il Punto Quotidiano





venerdì 15 marzo 2024

15 marzo 1999/2024: 25 anni senza Giuliana

      Cara Giuliana,

     ho imparato ad apprezzarti grazie alla mia amica Teresa: “Ti perdi due perle se non leggi Romanzo civile e Terra di rapina”. 
      Prima della sua ‘presentazione’ sapevo solo che eri una giornalista. Chissà, forse una volta potremmo esserci persino incrociate in città, magari in una delle tante manifestazioni antimafia…Ma i tuoi occhi nocciola, scuri e intensi, posso solo immaginarli, perché ti ho conosciuta davvero quando ho letto i tuoi libri. Ma tu non c’eri più.
     Teresa aveva ragione: mi sono subito innamorata della tua scrittura. E sono stata affascinata dalla tua intelligenza, dal tuo lucido impegno, dalla tua passione civile. (…)

     Con Marcello, sposato nel 1947 dopo aver pianto assieme i morti di Portella della Ginestra, confluivi generosamente nel ‘grande e glorioso’ Partito comunista: “pochi operai e tanti contadini all’assalto dei loro diritti, e noi con loro, convinti di cambiare tutto per cambiare tutto, di scuotere dalle fondamenta, fino ad abbatterle, strutture economiche e sociali, di svellere radici”. (…)
    “Dov’è Rizzotto?” – gridava Di Vittorio a Palermo. “Il bracciante Placido Rizzotto, socialista, segretario della Camera del lavoro di Corleone, aveva solo ventisei anni quando i mafiosi, Luciano Liggio in testa, lo acchiapparono la sera del 10 marzo 1948”. E lo trucidarono, poco dopo. 
Sono stati i ‘compagni’ e le ‘compagne’ come te, a riscattare il suo sacrificio e quello di centinaia di altri martiri coraggiosi ammazzati dalla mafia e dai padroni perché lottavano per la libertà dal bisogno e per la giustizia sociale: “libertà dal bisogno e dalla paura”, come c’era scritto sulle amlire.  (…)
       Da giornalista, poi col tuo sguardo attento e con il tuo stile semplice e diretto, hai descritto una Palermo incapace di reagire agli equilibri politico-mafiosi, una città in cui, alcuni decenni fa, la mafia aveva operato un soffocante restringimento degli spazi di libertà, un occhiuto controllo del territorio.  (…)

       Anche durante l’ultima reincarnazione, hai avuto un risveglio vitale, un sussulto di passione e orgoglio civile e hai trovato la forza di rivolgerti agli altri, ai palermitani non collusi con la mafia, colpiti al cuore per le stragi di Capaci e via D’Amelio.
    C’è il tuo soffio vitale nella reazione, femminile e nonviolenta, semplice e dirompente, di esporre un lenzuolo bianco per esprimere il lutto, il dolore, ma anche la rabbia e la ribellione.
Ora basta”. “Palermo chiede giustizia”. Due lenzuoli, con queste scritte, esposti in via Maqueda 110. “Il comitato dei lenzuoli nasce dalle lacrime irrefrenabili di una tredicenne che ritorna a casa dopo i funerali delle cinque vittime (…) Tocca alla madre della tredicenne impegnarsi a fondo e giurarle che “da qui si riparte”, “qui rinasce qualcosa”. (…)
     Te ne sei andata qualche mese prima del tanto strombazzato nuovo millennio, il giorno delle Idi di Marzo. Quando, dopo un’esistenza lucidamente vissuta con “una sensazione panica, altamente civile, una disponibilità senza riserve, un ventre da grande madre, il cervello traboccante, una mente sovrana”, hai chiuso per sempre il tuo magnifico, pubblico e privato, romanzo civile. 


Qualche pezzo della mia lettera a Giuliana Saladino in 
  “Una sedia nell’aldilà”, Diogene Multimedia, Bologna, 2023
Recensioni qui e qui.

giovedì 14 marzo 2024

Le nostre anime, vento nel vento...


 

(grazie di cuore a Sari, l'amica blogger che mi ha ricordato la canzone di Lucio, che ripropongo con una di Francuzzo)









martedì 12 marzo 2024

Ferita

Mostra di J.Lee Byars - Pirelli HangarBicocca (Milano)
Coltri

Di tristezza

Serrano il cuore

Privo di tenera luce...

Ferito              


domenica 10 marzo 2024

Le nuove frontiere della cura, nel libro di Paola Argentino

        Palermo – Il libro della dottoressa Paola Argentino La spiritualità è cura: la forza dell’amore nel dolore (Mondadori, Milano, 2023) che, come esplicita il sottotitolo, è un ‘Manuale di Psico-Oncologia e Psicologia sanitaria gestaltica’, per la sua complessità e specificità non è facile da sintetizzare. Poiché il testo è anche un originale e poliedrico ‘libro matrioska’, fruibile a vari livelli anche dai non addetti ai lavori, la scrivente tenterà di offrire un assaggio di tanta ricchezza.
      Intanto, come manuale di psico-oncologia, il libro si occupa della morte e del morire, con connotazioni di grande risonanza esistenziale che rimandano al senso e al mistero di questo passaggio ‘limite’ dell’esistenza; passaggio che, per il filosofo Hans Jonas si configura come «impulso a contare i nostri giorni e a viverli in modo che essi contino per se stessi».
    Come sottolineato dallo psicoterapeuta Giovanni Salonia nella prefazione, cuore di questo saggio è la cura “declinata come profonda compassione nei confronti di ogni vivente e di ogni dolore…filo d’oro che cuce la ricchezza dispiegata nel testo”.
    Ma cosa s’intende per cura? L’autrice (medico psichiatra e psicoterapeuta, co-direttore di Master in Psico-Oncologia e in Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia e Neuroscienze) ricorda innanzitutto, sulle orme dell’antropologa Margaret Mead, che prendersi cura è fondamentale per la sopravvivenza nelle situazioni di fragilità e che quindi “prendersi cura dei più deboli è segno di civiltà”;  ed evidenzia  poi il salto culturale e scientifico odierno dovuto a un cambiamento di paradigma: dal concetto di ‘cura di’ (to cure), si è passati a quello più organico del ‘prendersi cura’ (to care), per approdare infine alla completezza della ‘spiritualità della cura’ (spirituale care). 
    Spiritualità da intendersi però non come somma di credenze e pratiche religiose ma “come relazione di cura: totalità esistenziale che dona pienezza di vita al paziente, ai familiari, ai curanti e in definitiva all’intero universo”.
     L’autrice chiarisce infatti che (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D’Asaro, 10.3.24, il Punto Quotidiano

venerdì 8 marzo 2024

8 Marzo, oltre Hegel e Marx, oltre la guerra: grazie, Carla...

           “Con la ripresa del movimento delle donne negli anni Sessanta, in una parte di esso continua forte la richiesta di uguaglianza giuridica, politica, economica, non soddisfatta completamente dalla legislazione fino ad allora 'conquistata'; nella parte più giovane e più  politicamente avanzata di quel movimento l'obiettivo dell'uguaglianza viene invece messo ai margini o respinto e si cerca semmai una risposta al perché del sussistere della differenza e della discriminazione nei confronti delle donne nonostante molta parte della legislazione le neghi. 
    É il femminismo radicale: quello che diventerà  in tempi brevissimi maggioritario e tenterà  di andare appunto "alle radici" del problema relativo al sussistere delle discriminazioni che rendono la condizione della donna inferiore a quella dell'uomo.         Le radici vengono subito individuate non nelle cause politiche, legislative, economiche, culturali (cause non negate ma considerate secondarie) ma in quelle legate alla sfera della sessualità: al dominio sessuale dell'uomo sulla donna nelle forme molteplici assunte nel corso della lunga storia di esso.
      Carla Lonzi è la prima femminista, in Italia, a collocarsi in maniera originale sul piano teorico in questa nuova fase radicale del femminismo. Nel suo pensiero la critica molto forte delle ideologie (religiose, filosofiche, politiche, psicanalitiche) non è mai separata dalla tesi di fondo secondo la quale "dietro ogni ideologia noi intravediamo la gerarchia dei sessi". Alla luce di questa tesi di fondo nell'importante saggio Sputiamo su Hegel l'obiettivo dell'uguaglianza, non a caso proposto inizialmente dai pensatori maschi nelle loro varie ideologie sotto il tema dell'universalismo dei diritti, appare alla Lonzi o secondario o addirittura fuorviante rispetto all'obiettivo primario che deve muovere dalla differenza. Secondario, perché l'oppressione della donna "non si risolve nell'uguaglianza, ma prosegue nell'uguaglianza. Non si risolve nella rivoluzione, ma prosegue nella rivoluzione". 
    Fuorviante perché  "per uguaglianza della donna si intende il suo diritto a partecipare alla gestione del potere nella società mediante il riconoscimento che essa possiede capacità uguali a quelle dell'uomo. Ma il chiarimento che l'esperienza femminile più genuina di questi anni ha portato sta in un processo di svalutazione globale del mondo maschile. Ci siamo accorte che, sul piano della gestione del potere, non occorrono delle capacità, ma una particolare forma di alienazione molto efficace. Il porsi della donna non implica una partecipazione al potere maschile, ma una messa in questione del concetto di potere".

        Carla Lonzi propone quindi di andare al di là del fuorviante obiettivo dell'uguaglianza e di muovere dal concetto e dal fatto della differenza non per piangerci su e rammaricarsene (come una parte del femminismo radicale avrebbe fatto agli inizi) ma per ricavarne obiettivi di rivendicazione e di lotta non solo più avanzati ma genuinamente "femministi". L'uguaglianza, sottolinea infatti, "è un principio giuridico: il denominatore comune presente in ogni essere umano a cui va reso giustizia. La differenza è un principio esistenziale che riguarda i modi dell'essere umano, la peculiarità delle sue esperienze, delle sue finalità, delle sue aperture, del suo senso dell'esistenza in una situazione data e nella situazione che vuole darsi. Quella tra donna e uomo la differenza di base dell'umanità".
     E ancora, con accenti più forti: "La differenza della donna sono millenni di assenza dalla storia. (...) Non possiamo cedere ad altri la funzione di sommuovere l'ordinamento della struttura patriarcale. L'uguaglianza è quanto si offre ai colonizzati sul piano delle leggi e dei diritti. E quanto si impone sul piano della cultura. È il principio in base al quale l'egemone continua a condizionare il non-egemone. (...) L'uguaglianza tra i sessi è la veste in cui si maschera oggi l'inferiorità della donna" .
      Il saggio Sputiamo su Hegel che stiamo esaminando (anch'esso, come il Manifesto di Rivolta Femminile, dell'estate 1970) è dedicato in buona parte ad un'analisi critica delle tesi di Hegel, Marx, Freud sulla condizione della donna e sul suo ruolo nella società, presente e futura (…)
     La Lonzi individua una continuità fra le riflessioni hegeliane sulla dialettica servo-padrone e quelle marxiane sulla lotta di classe: in entrambe il concetto e il ruolo della donna appaiono emarginati rispetto ad una teoria complessiva che non nasconde affatto i suoi caratteri essenzialmente maschilisti.
Su Hegel, per esempio, scrive: "Nel principio femminile [il riferimento è qui alla nota trattazione hegeliana del ruolo della donna, nella Fenomenologia dello Spirito] Hegel ripone l'apriori di una passività nella quale si annullano le prove del dominio maschile. L'autorità patriarcale ha tenuto soggetta la donna e l'unico valore che le viene riconosciuto è quello di esservisi adeguata come a una propria natura" . 
   E ancora (…) Carla Lonzi afferma: "Nella concezione hegeliana il Lavoro e la Lotta sono le azioni da cui parte il mondo umano come storia maschile. Lo studio dei popoli primitivi offre invece la constatazione che il lavoro è una attribuzione femminile mentre la guerra è il mestiere specifico del maschio. (...) La specie dell'uomo si è espressa uccidendo, la specie della donna si è espressa lavorando e proteggendo la vita" . In quest'ultima affermazione, precisata e arricchita da altre, appare una forte anticipazione teorica rispetto al valore "positivo" della differenza rappresentata dal ruolo storico della donna rispetto a quello negativo (guerre, stermini) rappresentato dall'uomo: temi che una parte consistente del femminismo a livello internazionale avrebbe approfondito alcuni anni dopo, anche se un primo preannuncio c'era stato, senza però essere stato ripreso e sviluppato, nello scritto di Virginia Woolf del 1938, Le tre ghinee. (...)" 

Franco Restaino: Il femminismo, avanguardia filosofica di fine secolo. Carla Lonz
dalla rivista telematica "Per amore del mondo", n. 2 (nel sito www.diotimafilosofe.it), già apparso in:
Le avanguardie filosofiche in Italia nel XX secolo, a cura di P. Di Giovanni, Franco Angeli, MI, 2002, 
ripreso dal giornale telematico n. 411 del 15.2.24 Donna, Vita, Libertà, 
supplemento a "La nonviolenza è in cammino", diretto da Peppe Sini.




mercoledì 6 marzo 2024

Pronti: vai...

      - È in partenza dal binario 10 il treno 5635 per Palermo-Aeroporto…  Direzione 2, porte chiuse, siamo pronti. - 
     Se nostra signora rinascerà, vorrà fare la capotreno: con la divisa blu, il foulard rosso, il fazzoletto verde per dare il segnale di via al macchinista e l’immancabile fischietto: – Prossima fermata Palazzo Reale-Orleans/Next stop Palazzo Reale-Orleans… Biglietto, prego: grazie, signora… Mi dispiace, il biglietto non può farlo a bordo perché altrimenti paga la sopratassa, deve scendere e farlo alla macchinetta o in Biglietteria. – 
     Un fischio e si parte; la capotreno sale e scende dal treno per controllare il flusso dei passeggeri. Avanti e indietro: si sa sempre in che direzione andare. Mica come nella vita, di cui non si conoscono senso e direzione, si ignora perché vi si è saliti, in quale stazione e quando si scenderà.
    Oggi comunque nostra signora un obiettivo (e fischietto) ce l’ha: arbitrare la partita dei nipotini.



domenica 3 marzo 2024

Olga Karatch, attivista bielorussa per la Pace

      Palermo – Il 22 febbraio scorso, a Roma, in una sala di Palazzo Montecitorio, alla presenza di Anna Ascani, Vice Presidente della Camera dei Deputati, è stato consegnato ad Olga Karatch il Premio internazionale ‘Alexander Langer’. 
     Dal 1997, tale premio viene conferito annualmente dalla Fondazione omonima per sostenere gruppi o persone che contribuiscono a tenere vivo il pensiero di Langer, proseguendone l’impegno culturale e politico con la loro opera: nella ricerca di soluzioni solidali, democratiche e giuste ai conflitti che attraversano le società, nella promozione di azioni concrete verso una conversione ecologica dell’economia, del lavoro e degli stili di vita, nella difesa contro ogni discriminazione di natura economica, religiosa, razziale, sessuale.
      Olga Karatch è una giornalista bielorussa, ‘difensora’ dei diritti umani. Per la sua opera è considerata dal regime di Lukashenko una terrorista: per questo (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 3.3.2024, il Punto Quotidiano

giovedì 29 febbraio 2024

Allènati

Claude Monet: Nuvole (1923/26)


Costellazione

Di lutti

La vita, spietata

Allenati allora alle morti

Coraggio…